sguaiati brindisi di occhi sgranati
le pupille abissali di verde assenzio
morsi di fame, fauci di convulsione.
Sbranati gli angeli da argentei vassoi
le carni dilaniate e le ossa frantumate
a brandelli le aureole e le ali in bocconi
nei piatti sezionati, come agnelli indolenti.
Anelli di fumo, sogni di oppio nei bracieri
il fuoco attizzato, le membra ribollenti
fanciulle da martirio come cani rabbiosi
schiumano i boccali di grida e rancore.
Dai calici sollevati beviamo ingordi
vino di lacrime sudato, come miele colato.
Ingoiati e rovesciati, ingozzati e beati
la musica informe, rauca e dissonante.
Gli archi scordati in armonica discendente
i cimbali incrinati, i flauti stridenti
un baccano a canone di toni ribassati
i contrappunti rubati, le fughe rallentate.
Cosce incrociate, bianchi seni fruttuosi
candide le tenere gote, di rubino segnate
artigli affilati e schiantati nei fianchi,
i passi furtivi negli antri di purpurei.
Ei bisbigli di amanti tra i cuscini squarciati
le ombre cinesi dietro le candele fioche
annebbiati di nepente e di zolfo disincantati
al funerale di Dio siamo tutti invitati.

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Cannonau nepente...molto bella

