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Vaira

Nell’ora in cui i fornai terminano
di lavorare l’impasto, e fuori fa giorno
e dalle botteghe esce il profumo
del pane caldo appena tolto dal forno
mentre cerco di accendermi una paglia
con l’ultimo zolfanello, dentro
questa assisa che sgocciola,
vedo la piazza che si colora di camicie
leggere come le ciarle di ogni
affrancato che finalmente la popola.
Mi volto e di nero
vi è solo il viso ciancioso dell’arrotino,
e con quello la lunga notte scompare
sul far di un nuovo mattino…


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Poesia scritta il 25/04/2019 - 20:04
Da Mirko D. Mastro
Letta n.958 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Già detto tutto il meglio. E questa volta mi ammanto del commento di Grazia compreso lo spazio che si è presa (abusivamente )

Ernesto D'Onise 26/04/2019 - 14:49

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bravo

Francesco Cau 26/04/2019 - 13:31

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Questa l'ho capita, è scritta benissimo e l'argomento è importante soprattutto adesso che qualcuno dimentica certi fatti della storia italiana o fanno finta...Bravo, piaciuta moltissimo

Maria Isabel Mendez 26/04/2019 - 13:20

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Il tricolore è un bene di tutti, almeno dovrebbe esserlo.
Ieri parlando con alcuni amici ho detto che sentivo, in questo giorno, molto vicini babbo e mamma, le loro storie, la loro guerra...loro hanno visto il mattino successivo alla notte, ma quella notte, non l'hanno mai dimenticata e l'hanno tramandata con i loro racconti.
Scusa se ho preso spazio...Grazie per la riflessione

Grazia Giuliani 26/04/2019 - 11:45

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...sul finir della notte
Il mattino come il termine di un periodo di oscurantismo, così come il ritorno della bella stagione...
Dietro di noi, qualcosa resta
...ma ripuliremo anche quel volto ciancioso, restituendogli la dignità.
Fitta di significati importanti.
Complimenti, Mastro
Bellissima



laisa azzurra 26/04/2019 - 10:36

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