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Il fischio del treno

Vivere appesi al nulla,
esserci e poi svanire,
questo tormenta l'anima
che freme all'imbrunire.
Saremo sol pulviscolo
nell'universo errante?
Nessun può rispondere
le tese sono tante.
Svegliarci con il sole,
specchiarci nei ruscelli,
lenire ogni dolore,
vivendo da fratelli.
Cercare una risposta
all'albeggiar sereno,
quando s'ode lontano
il fischio di quel treno.



Righi Mario 16.2.2022



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Poesia scritta il 16/02/2022 - 10:45
Da mario Righi
Letta n.782 volte.
Voto:
su 7 votanti


Commenti


Grazie Gaetano.

mario Righi 18/02/2022 - 15:08

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Argomento profondo trattato con versi leggeri come puo essere leggero.....un fischio che si perde nel vento.

Gaetano Antonioli 18/02/2022 - 12:58

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erroneamente ho scritto le tese....anzichè tesi. Riletto prima di inoltrare la poesia ma mi sono accorto adesso.

mario Righi 16/02/2022 - 20:05

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Mirko, avevo capito che il tuo è un complimento e ti ringrazio. Bellissima la tua filastrocca. Complimenti per la tua gentilezza che di questi tempi è merce rara.

mario Righi 16/02/2022 - 17:07

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(segue)

Per fortuna, sostenuto da tanti,
sconfisse anche questi lestofanti;
e dopo anni di duro lavoro,
lasciò la terra con decoro.
E nelle fredde sere, un po' sofferente,
raccontava, vicino alla stufa bollente,
la tragedia dei suoi anni giovanili,
resi tristi per colpa dei vili.
Possan quei ricordi suscitare sdegno,
e nei giovani l'impegno
a testimoniare la verità,
nella giustizia e nella libertà.
(Edwes)

Al di là di tutto, rinnovo i miei complimenti


Mirko D. Mastro 16/02/2022 - 17:02

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La guerra era terminata,
ma non la tragedia consumata
che vado a raccontare,
perché si possa tramandare.
Mio nonno aveva un'officina,
in cui, con tecnica sopraffina,
venivan assemblati i motori
per i migliori, efficienti trattori.
Cattolico tutto d'un pezzo,
solo alle preghiere avvezzo,
nemmeno per un istante
era stato un fascista militante.
Eppur un giorno dovette affrontare
un "processo popolare",
approntato dai partigiani titini,
nelle cui fila militavano assassini.
Giudicato reo senza alcun accertamento,
nella foiba spirò nel tormento,
tumulato ancora cosciente
da una turba di esecrata gente.
Mio padre, uomo di coraggio,
voleva vendicare quell'oltraggio;
ma gli venne impedito dall'amore
per sua moglie e il figlio maggiore.
Però dovette abbandonare, incrudelito,
l'officina e ogni suo andito;
e cercar dimora a Milano,
presso un cugino molto umano.
Sotto la luminosa Madonnina,
riaprì, col genio, l'officina,
ma dovette affrontare l'ostracismo
del peggior, folle comunismo.

Mirko D. Mastro 16/02/2022 - 17:01

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Mario, il mio voleva essere un complimento... come saprai, la filastrocca si basa su ripetizione di sillabe ed utilizzo di un linguaggio semplice e ritmato: quelle "di una volta" erano quasi canzoni, e serie.
(segue)

Mirko D. Mastro 16/02/2022 - 16:53

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Lo sapremo solo quel giorno ..che ne sarà di noi...ma son quasi certa che approderemo in un mondo diverso ma stupefacente..si io lo credo.un abbraccio Mario.

Anna Cenni 16/02/2022 - 14:33

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Ringrazio per i commenti, il tema è molto profondo, non intendevo scrivere una filastrocca, inoltre carina e simpatica forse no. Grazie comunque per averla letta, ciao

mario Righi 16/02/2022 - 12:25

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Mi è molto piaciuta, mi ha ricordato le belle filastrocche di una volta

Mirko D. Mastro 16/02/2022 - 12:00

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Molto carina, simpatica e veritiera.
Bravissimo 5*

Sabatino Santucci 16/02/2022 - 11:50

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