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La cappella gentilizia

C'è una casetta in cui mi reco ogni tanto,
si trova proprio nel Campo Santo,
a sud esposta ha una strana atmosfera,
baciata dal sole da mattina a sera.


Arrivando miro il suo tetto vicino un cipresso,
e una grigia croce svettar su di esso,
mi avvicino sempre a passo lento,
in questo luogo l'animo sento spento.


La sua facciata poco colorita,
mi attira ad essa come calamita,
al centro vi leggo il cognome che uso,
qui il citofono sembra esser in disuso.


Apro piano la vecchia porta ferrosa,
come a non voler disturbar chi vi riposa,
dentro foto di persone a me parenti,
con alcuni condivido anche i lineamenti.


Mi soffermo sempre qualche minutino,
tra le date cerco di interpretare il destino,
ma l'esercizio dura veramente poco,
la tristezza mi tira sempre un cattivo gioco.


Dentro essa va da sè che non c'è il pienone,
può ospitare almeno un'altra generazione,
i loculi più bassi han sicuro più risalto,
ed io andrò ahimè a finire molto in alto.


Allora ho preso una decisione attenta,
prima di morire andrò dal ferramenta,
una sicura scaletta dovrò portar via,
per chi vorrà baciare la mia fotografia.



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Poesia scritta il 17/03/2022 - 09:07
Da Meneghino Stornello
Letta n.537 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Anche se un po' triste ma non si può non leggere, questo modo di scrivere, per me, bellissimo. Un caro saluto

MARIA ANGELA CAROSIA 19/03/2022 - 16:46

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Un po triste questa volta... ma molto piaciuta..speriamo che la scaletta servirà fra tantissimi anni!!un saluto!!

Anna Cenni 17/03/2022 - 11:48

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