Quell’altra seggiola
in cui, ricordo
lo spazio non era mai abbastanza
e la tavola grande per gli ospiti.
E ricordo la pioggia sugli stipiti.
Cinque cuori e voci, se
chiudo gli occhi ancora li sento.
Le voci posso quasi vederle,
gialle come i sorrisi dei ragazzi.
Le loro risa e gli schiamazzi.
E verdi le voci, come la fiducia
in quella vita
che fino ad allora conoscevano.
In quell’estate di solo un anno fa.
Si allungano i giorni solo più in là.
È tornata l’estate
in questo alloggetto di provincia
senza voce e cuore dove ho due
seggiole spaiate, una per i vestiti.
Li adagio e, poveri, paiono straniti.
Quell’altra fa da tavolo
quando i profumi dalla finestra
mi ricordano di mangiare.
Loro sono grigie quando le fisso.
Poso pensieri al fondo dell’abisso.
Altre volte sono nere le seggiole
e si rincorrono
con quei miei pensieri
in una scala minore di note.
O solo rimangono mute e vuote.
Poesia scritta il 19/06/2023 - 17:39Voto: | su 5 votanti |

Mary L
20/06/2023 - 14:31

Maria Luisa Bandiera
20/06/2023 - 08:50
Aquila Della Notte
19/06/2023 - 20:56

Anna Cenni
19/06/2023 - 18:59 
santa scardino
19/06/2023 - 18:19




