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E mi sento caduco quando vedo ma non partecipo,
Mi credo empireo ma è falso, anni dietro al vetro,
Un viso amorfo perché sei fatta di Lego,
Ti credi un balocco ma io con gli occhi ti seguo.


Mi definisco un costrutto,
Forse perché realmente non esisto,
Decoloro i miei capelli per dare colore al grigio,
Quando sto male ho bisogno di un suffumigio,
E poi mi divoro come cannibalismo,
Ogni giorno insieme al mio tabagismo.


Ho fatto dipingere la parete di nero,
Affinché il mio pensiero sia scritto su bianco,
Perché ho troppo da tener dentro,
Con due punti in testa ho paura di sgretolarmi,
ricerco tutt'ora cosa significhi essere vivo,
dopo 26 anni vorrei essere più buono come il vino,
Ma ho un amaro del capo, nel palato di un stupido grido.


Lavoro su di un tavolo di cenere,
Sento che il tempo è più celere,
Sono nell'annuale insoddisfazione personale,
Dei soldi non ne faccio più un mantra,
Forse perché non ho più stimoli,
Perché credi in storie col timer preimpostato,
Ad ogni punto zero, è li che qualcosa ho imparato.



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Poesia scritta il 03/01/2024 - 13:31
Da Tommaso Martino Bellini
Letta n.270 volte.
Voto:
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