Hai pianto mille lacrime e quando non ne avevi più te le sei fatte prestare; hai urlato a squarciagola fino a che la tua voce non era che un flebile sussurro contro le pareti del silenzio; hai preso a pugni il tempo per la rabbia di non poter tornare indietro; hai maledetto di esser nato ignorando la bellezza della natura attorno a te e pensando solo a ciò che avevi dentro; hai supplicato le ombre della notte di soffocarti con oscure carezze, senza pensare che l'oscurità avrebbe poi catturato chi ti ama; hai desiderato essere diverso da come sei, per la paura di non essere come gli altri, non pensando che distinguersi è una bella cosa; hai dimenticato di vivere, limitandoti ad esistere, come esiste un sasso, come esiste una scatola; e io so tutto questo perché l'ho fatto anche io in passato; ma è ora di gridare basta, è ora di pensare a te stesso, è ora di far vedere che anche tu puoi vivere, non solo sopravvivere, che anche tu hai voce in capitolo nel libro della tua esistenza e nel mondo intero, un libro ancora tutto da scrivere: la penna è lì, pronta a fare il suo dovere, ora tocca a te riempire le pagine...

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