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Io sto con la Merkel.

Come battuta, già di per sé sembra blasfema. Pronunciarla in un momento in cui mezzo mondo fa festa per la vittoria(?) della Grecia, che ha avuto il grande coraggio di rifiutarsi di restituire i soldi che si era fatta prestare, sembrerebbe una provocazione.


Ma la mia non lo è. Non è una provocazione. A mio modo di vedere, “provocazione” è il nome che si dà alle cavolate quando ci si accorge di averle fatte. Ed io sono fortemente convinto di quello che sto per dire.


Il che significa che, se qualcuno dimostra che sbaglio, le cose che avrò detto saranno cavolate e nient’altro.


In effetti, quella frase è solo esemplificativa, in quanto sono in molti a far coincidere la figura della Merkel con l’idea dell’intera Europa. Il che è in parte vero. E ciò che vero non è, sarebbe auspicabile. Perché se tutti i paesi dell’eurozona funzionassero come la Germania, sono convinto che sarebbero in pochi a lamentarsi.


Quindi, in realtà, io sto con l’Europa. Quella delle banche? Sissignore, quella delle banche… visto che altre Europe non ne esistono.


E sono d’accordo su quel famoso rigore che oggi viene spacciato come l’origine di tutti i nostri mali. Vi si è opposta la Grecia, vi ha inveito contro Hollande, è il cavallo di battaglia di Renzi per quello che riguarda la sua politica europea… E già questo, non dovrebbe bastare a far sorgere qualche dubbio? Se gli è contrario Renzi, e non solo lui, allora, necessariamente, qualcosa di buono ‘sto rigore dovrà pur averlo. E lo dice uno che ha provato grosse simpatie per il nostro primo ministro. Grandi speranze. Pian piano, affievolite. Era destino.


Ma in che consiste questo famoso “rigore”?


Più o meno: spendi i soldi che hai, e non spendere quelli che non hai.


Non mi pare che ci sia alcunché di insensato. Direi che è la regola basilare seguita da ogni buon padre e madre di famiglia, per non ritrovarsi un giorno gambe all’aria.


E cos’ha fatto di così eroico la Grecia? Ha speso più di quello che poteva permettersi. Ha accumulato debiti su debiti, e questo nel corso di anni, un periodo abbastanza lungo durante il quale avrebbe potuto e dovuto provvedere a cambiare qualcosa. E quando è giunto il momento di restituire quanto ricevuto, ha risposto picche. E dopo questo, spera, o pretende, di ricevere ancora altri prestiti che non sarà mai in grado, o non avrà mai voglia, di restituire. A trovarlo, a queste condizioni, disposto a darti altri soldi, un pollo del genere! Putin a parte, ma quello non è certo un pollo. Tutto, ma non un pollo. E al posto dei greci non mi fiderei più di tanto. È o no risaputo che gli usurai sono quelli che ti salvano dalla bancarotta quando tutte le banche ti hanno voltato le spalle?


Mi è sembrata abbastanza esplicativa una frase di Renzi (che razzola male, ma di solito predica bene): “in Italia non abbiamo tolto le baby pensioni per pagarle ai greci”.

Non so molto della realtà greca, quindi mi fermo a queste considerazioni superficiali. Ho sentito della possibilità che hanno lì di andare in pensione a cinquantasette anni, di vitalizi (che sono stati i primi ad essere abrogati all’inizio della crisi, mi pare) delle figlie dei dipendenti pubblici che rimanevano zitelle… fin qui, in fondo, “privilegi” che potrebbero in qualche modo essere assimilati ad un reddito di cittadinanza, invocato in Italia e presente pare in tanti paesi europei, ed alla fine riservato non a tutti ma solo ad alcune categorie (quindi si spende meno di quello che si dovrebbe se fosse esteso a tutti). Non so da cosa dipenda la loro insolvenza economica.


Ma ho idee molto più chiare su come funziona in Italia.


Il cinquanta per cento delle ricchezze esistenti e prodotte appartengono al dieci per cento della popolazione, distribuzione che non corrisponde minimamente alle relative capacità produttive delle due categorie (altrimenti sarebbe pure giusto: se il 10% degli italiani realizzasse il 50% di quanto viene prodotto, come spartizione sarebbe pure equa, anche se comunque poco funzionale). I redditi della maggior parte degli italiani si rivelano sempre più insufficienti a sopravvivere per il classico mese, dilaniati da una tassazione inverosimile, ed incapaci di mantenere in piedi un qualsiasi tipo di mercato. Quindi, senza mercato, niente produzione, niente opportunità di lavoro, niente possibilità di produrre altro reddito. La maggior parte di ciò che viene dato in tasse finisce a pagare stipendi irragionevoli e sproporzionati rispetto a quello che i loro percettori possono produrre, il resto sperperato in sprechi e mazzette, producendo i servizi più cari e più disastrati d’Europa. L’indebitamento cresce a dismisura, senza il minimo segnale di inversione di tendenza, mentre la produzione è pressoché ferma ed ormai in ginocchio.


E noi diamo la colpa al rigore, all’Europa, alla Merkel?


Con il nostro attuale sistema economico, quanto ci vorrà per arrivare al punto di non poter pagare più non il debito, ma neppure gli interessi da questo maturato? E quando arriveremo al dunque, cosa potremo fare? Come la Grecia? Soldi non ne abbiamo, e quindi non paghiamo? Ma dovete continuare lo stesso a foraggiarci, altrimenti siete degli stronzi affamatori?


Dov’è la logica in questo discorso? Dove il buon senso? Dove l’attuabilità?


Certo, al punto in cui siamo, senza un provvisorio allentamento di questo rigore, sarà difficile ripartire. Ma gli stati dovranno essere convincenti. Dovranno dimostrare di effettuare quelle mosse che, a fronte di una spesa di 100 per servizi e investimenti, dovranno essere in grado di garantire entrate per almeno 110, o non saranno credibili. Perché, se spendendo 100 riusciamo a produrre solo 90, saremo punto e a capo.


Detta così, sembrerebbe una condizione di subordinazione nei confronti dell’Europa. E lo è. Perché deve esserlo. Se dei tizi formano una società, stabiliscono delle regole. Alle quali, a quel punto, ogni membro dell’associazione deve sottostare. Ogni membro è subordinato all’intera società.


Le norme sulla stabilità di bilancio non sono state dettate dalla Merkel, ma decise di comune accordo fra gli stati membri. Oltre al fatto che questa “odiosa ingerenza” ci sta in qualche modo salvando dal peggio. Perché, conoscendo la nostra attuale classe politica, c’è qualcuno disposto a credere che un allentamento della stretta sarebbe convertita in maggiori investimenti e miglioramento dei servizi, e non in altri, assurdi, ingiustificati e criminali ulteriori aumenti di stipendio e privilegi per la solita casta, ed in altre mazzette, folli rimborsi spese, sperperi di ogni genere?


Sarebbe un bene se l’Europa, oltre che controllare i nostri conti, ci dicesse pure in che modo sanarli. Se imponesse, per esempio, per tutti gli stati uno stesso rapporto fra numero di parlamentari (ed auto blu) e numero di abitanti, e lo stesso stipendio per manager e deputati. E lo stesso stipendio minimo per i lavoratori. Ed un reddito, anche minimo, di cittadinanza per arginare casi di disperazione e delinquenza. Probabilmente, in giro ci sarebbe maggiore disponibilità di denaro, quindi la possibilità di mantenere un mercato vivo, che avrebbe bisogno di produrre per poter vendere e quindi di assumere per poter produrre, diminuendo il numero di persone costrette a vivere di elemosina (reddito di cittadinanza) ed aumentando la disponibilità di denaro per un mercato destinato così a crescere ulteriormente…


Ma siamo impazziti? Dovremmo diventare totalmente schiavi della Merkel? No, assolutamente no! Meglio rimanere gli zerbini dei vari Berlusconi, Bersani, Monti, Renzi.


Non scateniamoci contro questo rigore, dunque. Né contro l’Europa. Neppure contro le banche, che saranno odiose, sì, e produrranno anche loro delle perdite dovute alla loro ingordigia, ma che, anche per garantire la loro sopravvivenza ed i loro privilegi, si preoccupano almeno di avere un sistema funzionante.


Scateniamoci contro gli sprechi, contro i privilegi, contro la corruzione in casa nostra. Se in Grecia si va in pensione a cinquantasette anni, qui abbiamo pensioni da cinquantamila euro al mese, che ridotte opportunamente, e senza affamare nessuno, potrebbero consentirci di andarcene anche a cinquantacinque, liberando posti di lavoro per giovani di cui stiamo bruciando inutilmente le loro energie, le loro capacità produttive, il loro entusiasmo, e la loro dignità.


La forbice salariale nel 1970 era di 1 a 20, e l’autostrada del sole veniva costruita in otto anni. Oggi è di 1 a oltre 160, e più o meno nello stesso lasso di tempo viene costruito un viadotto che crolla dopo una settimana. A queste condizioni, quale progetto, quale piano, quale riforma può assicurare un risanamento delle nostre finanze?


O siete d’accordo anche voi che sia giusto e funzionale poter spendere più di quanto abbiamo? E che sia segno di civiltà, ed onestà, rifiutarci di saldare i nostri debiti quando dovuto?




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Opera scritta il 07/07/2015 - 12:13
Da Giuseppe Bauleo
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