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La scuola cattolica

Bisogna, forse, possedere una certa dose di eroismo per leggere - fino in fondo, dalla prima all'ultima parola - un libro di quasi 1600 pagine. Parecchi anni fa ci provai con uno di Bettiza, che ne aveva 2000 di pagine fittissime: ne lessi 200 poi lo lasciai. Quello di cui questa recensione l'ho proprio letto tutto. Si tratta di:"La scuola cattolica", di uno scrittore romano, Edoardo Albinati, insegnante di professione, in un carcere.
Prima di tutto mi sono chiesto se uno con i miei anni - ho superato i sessanta - può "permettersi" di leggere un libro tanto lungo; sono infatti del parere che i vecchi debbano rileggere piuttosto che leggere, e io avrei un sacco di riletture da fare. L'Albinati però mi aveva incuriosito: per l'età - poco meno della mia - e poi perchè avevo letto un suo libro precedente, "Morte di un ingegnere", che mi era piaciuto (l'avevo trovato allegato a Famiglia Cristiana, faceva parte di una collana dedicata alla "famiglia").
"Un libro cattolico, o forse un autore cattolico" mi ero detto in quell'occasione. Poi scorrendo titoli e autori della collana e trovandovi un po' di tutto, dalla Tamaro a Bassani, da Pomilio a Fenoglio, dalla Maraini alla Bossi Fedrigotti, ho pensato che forse no, si trattava d'altro, anche se Famiglia Cristiana restava sempre un cattolicissimo settimanale.
"E' pur vero che il cattolicesimo di Famiglia Cristiana è cambiato rispetto agli anni 60/70 e anche 80" ho pensato ancora, "si è fatto adulto, (dalla celebre definizione di un ex presidente del consiglio) per così dire, ma, dopo aver letto "La scuola cattolica" e averne constatato la durezza e la libertà di linguaggio, non potevo non chiedermi se il settimanale sarebbe stato disponibile a pubblicarlo in una delle sue collane".
Mah! Sì, magari proprio sì, se spazio ne trovano due cattolici come Mancuso e Bianchi, perchè non l'Albinati?
Veniamo dunque al libro in questione. Di cosa parla questo "mattone", di cosa tratta. Si può iniziare dal titolo: La scuola cattolica. Vorrei dire che se il titolo di un libro è importantissimo quasi sempre per la comprensione del libro stesso, per quello dell'Albinati lo è anche di più. Eppure la scuola cattolica non è il soggetto di questo libro. Ne è infatti lo sfondo. Se per una fotografia la cura dello sfondo serve a valorizzare il soggetto, per questo libro invece i molti soggetti servono a interrogarsi sullo sfondo, che è sempre la scuola cattolica.
Il delitto del Circeo è il soggetto principale, ma anche il pretesto per mettere in campo un buon numero di altri soggetti in qualche modo collegati: il quartiere Trieste e la violenza, i problemi dell'adolescenza nei riguardi del sesso, il sesso stesso sempre presente nella mente del protagonista, la borghesia benestante romana, i gruppi politici estremisti romani e la loro pochezza politica e intellettuale, e poi, certo, la religione cattolica, trattata però con vaghezza, come fosse del tutto naturale e allo stesso tempo superata dalla Storia, un orpello ormai inutile della comunità italiana che tuttavia non si lascia facilmente mettere da parte. Tutti questi soggetti, come dicevamo poc'anzi, fanno sempre riferimento allo sfondo, la scuola cattolica. Gli autori del delitto del Circeo vengono da lì, e viene da lì il protagonista di questo (romanzo?) e l'autore. Dunque, potrebbe essere che l'origine, la causa del "male" - che altro potrei dire - viene da questa contaminazione? Il protagonista, (l'autore) non lo dice mai, neppure lo insinua, fa qualcosa d'altro: lo colloca nello sfondo, il quale non è mai nitido (esattamente come in una fotografia di ritratto), inequivocabile, ma appunto, equivoco, confuso, fuori fuoco. Forse l'autore non lo sa, neanche lui lo sa, vorrebbe che decidesse il lettore. Gli indizi lasciati sono ambigui.
A un certo punto il protagonista si stanca della sua scuola cattolica e l'abbandona per una pubblica, per diversi motivi, ma fondamentalmente perchè di essa si vergogna. Certo la scuola cattolica e privata è una scuola per ricchi, per cui si veniva comunque promossi - era ben pagata, no? - ed era generalmente disprezzata per questo, ma di più, era disprezzata in quanto "scuola dei preti".
Quasi alla fine del lunghissimo libro, uno degli alunni - sono passati molti anni - tenta di riunire per una serata a cena, quei compagni di scuola, quasi vecchi, dalla vita dispersi nel mondo. Vanamente, seppur il tentativo si ripeta negli anni, e il nostro protagonista cosa fa? Spia quasi con angoscia questo tentativo, mai lasciandosi coinvolgere, finchè esso fallisce. Non vuole questo "ritrovarsi", lo teme, quasi che la riunificazione anche solo per una serata, di un gruppo di ex studenti di una scuola cattolica, preluda a nuovi mali.
Dove vuole condurci l'autore spacciandosi neutrale? Neutrale allo stesso modo del suo protagonista, che mai si schiera, nelle occasioni in cui avrebbe dovuto, nelle alterne vicende del proseguo romanzesco. Sì, alla fine pare evidente dove vuole condurci, ma senza assumersene la responsabilità, verso la cattolicità: mettendola sotto accusa. Quel fardello ormai troppo pesante della cattolicità, fuori del tempo e d'indecifrabile ambiguità, ma soprattutto l'ambiguità e i peccati dei suoi preti ( un capitolo è dedicato infatti all'episodio di un prete che accudisce un ragazzo malato, e lo fa anche in certe necessità intime da lasciare il dubbio che le finalità ultime siano solo quelle dell'assistenza, e il lettore è libero di pensare all'omosessualità di quel prete, riverberando così la vicenda a risonanza mondiale della pedofilia del clero cattolico).
Eppure il protagonista di questo libro continua, anche dopo l'abbandono della scuola cattolica, ad avere un particolare rapporto con il cattolicesimo e i preti. Sente la necessità, a volte, di recarsi a messa, e guarda con curiosità e rispetto i sacerdoti che incontra nella vita quotidiana ( lascia che gli benedicano la casa e si intrattiene in conversazione con loro, pur se vagamente, come se il loro mondo fosse totalmente altro dal suo).
Infine, per una volta, sembra prevalere la sincerità, la chiarezza, la naturalezza. A una messa di Natale, subito prima del "Credo", se ne va via, forse comprendendo che quella "dichiarazione" era troppo impegnativa per lui.
"Credo la Chiesa,
una santa cattolica e apostolica:
Professo un solo Battesimo
per il perdono dei peccati."
Quante volte aveva recitato queste parole senza soffermarsi su di esse, oppure meditandole e chiedendosi cosa avevano a che fare con lui; poi tralasciandole, indistinte nello "sfondo", come una formula rituale che nei secoli aveva perduto il suo significato.
Ecco allora di cosa parla questo libro, avendo come riferimento primario il delitto del Circeo: dice di un certo mondo, di una certa società che aveva il cattolicesimo alle spalle, non solo come religione, ma anche come cultura e costume. Ma improvvisamente il processo di secolarizzazione (si fa per dire, poichè il fenomeno dura da secoli ed è ancora in corso) si fa sentire in modo particolarmente insidioso, il cattolicesimo non viene rifiutato, questo no, ma si vorrebbe venisse a patti con la "modernità". Si vorrebbe che il cattolicesimo si adeguasse al mondo.
E' un bel libro "La scuola cattolica" , non annoia mai, si ha l'impressione che l'autore parli direttamente al lettore - per questo si permette un migliaio e mezzo di pagine - anche se qualche perplessità resta. L'autore potrebbe rispondere agli interrogativi che ha posto, primo fra tutti: l'educazione cattolica, il cattolicesimo italiano stesso, che parte hanno su quanto raccontato, spesso drammaticamente in tante pagine, delitto del Circeo compreso? Ma non lo fa, lascia al lettore questa incombenza.
Ci ho messo una ventina di giorni a leggere questo ebook e ho visto che concorre per il premio Strega, e potrebbe pure vincerlo.



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Opera scritta il 18/06/2016 - 01:16
Da Luciano B.
Letta n.1378 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Sono contentino per aver "quasi" indovinato la vittoria del premio Strega al libro di Edoardo Albinati. Ho visto la premiazione ieri sera su Rai 3, e la vittoria è stata netta. Mi piacerebbe che qualcun altro degli autori di "Oggiscrivo" lo avesse letto, sarei contentino anche di sapere cosa ne pensa, ma certo il libro è lunghino, dovrò attendere più di un pochino, mi sa.

Luciano B. 09/07/2016 - 02:41

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Molto ben delineata questa tua dissertazione-recensione e letta con interesse.

Vincent Corbo 18/06/2016 - 09:14

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