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Tacchi e riscatti

Pomeriggio di fine estate con l'ex di ieri di passaggio a Roma oggi domani fino a sabato. Roba per cuori forti e duri. Il rosso del tramonto capitolino infuoca le mie mani strette sul volante pennellando tinte di luci filanti sul parabrezza a contorno di un vago sentore di rottura di palle imminente. Quasi sera, occhio in strada, sono di ritorno con la mia ex attenta a ricomporre lettere in corsa dal finestrino dell auto.
SALDI MATTI
"Guarda..", dice indicando con il dito. Io guardo e vedo: negozio di scarpe per donna, l' incubo mai prescritto per chiunque abbia superato indenne l' età dell innocenza.
"Ehi aspetta.. rallenta"
"E come faccio... l' ho passato ormai"
"Ci sono i saldi."
"Vabbè ma che ti frega."
"E dai..", alza la voce, "mai che mi fai un favore."
Favore un cazzo. Il negozio di scarpe a quest ora è l' attentato peggiore per Israele-Italia, qualificazioni mondiali a meno di due ore da cena birra e calcio di inizio.
"Fa inversione qua", ordina indicando un serpente di asfalto acciambellato che ci vomita dentro un parcheggio troppo tattico per essere giusto. Rotonda a portata di maledizione, se non ci credete fate la strada che ho fatto io e vedete un po' voi se crederci o farvi prendere per il culo da un direttore dei lavori con sigaro in bocca e conformità urbanistica andata a farsi fottere. Tiro fiato e freno a mano, poi mi ritrovo, non so bene come, dentro.
Io lei e tutti gli altri.



Negozio un paio di palle, qui siamo al megastore gigante. 6-700 metri quadrati di tacchi scarpe sandali e donne, commesse troppo profumate incluse. Un mondo nel mondo distante una manciata di dimensioni dall' universo conosciuto di chi vorrebbe solo finire la giornata in maniera decente. Gli odori predominanti sono cuoio plastica e carte di credito di poveri cristi rei di aver detto si a mogli amanti e fidanzate in tempi non sospetti. Il rovescio indigesto della medaglia, l' atavica illusione di due tre scopate domestiche a scadenza mensile pagate con assegni a vuoto. Diciamo pure il fondo perduto degli ormoni di giovani finiti a scontare l ertgastolo della mezza età in una cella per due gestita da lei. I megastore di scarpe da donna sono pianeti con demografia a scala ridotta ma certa. Il rapporto maschio femmina è calcolato 1 a 19, e se fai parte della minoranza hai dimenticato cosa voglia dire libertà nei fine settimana e voglia di ridere in genere. Nei megastore di scarpe da donna l'esemplare maschio sperimenta la dittatura dei nervi ben saldi e della disumana sopportazione. La pressione sale, manca il respiro, e nel megastore di scarpe da donna le tante scie chimiche eau de parfum delle troppe femmine da shopping non solcano i cieli abbacinanti di neon ma tracciano nausea ad altezza d uomo. Mi aggiro tra i tanti espositori come un tonno che tenta di risalire le maglie strette e predestinate delle camere della morte. Tra me e la mia ex ballano un paio di passi silenziosi, persino cerimoniali. Incrocio esseri ingordi e dallo sguardo minaccioso. Donne prima del megastore, mutazione predatoria edo-capitalistica nel mentre e nel ventre del megastore.
"Ti piacciono?" chiede la mia ex con una scarpa tutta cinturini e brillantini in mano.
"Belle", rispondo meccanico.
"Le provo..", annuncia tutta agitata, "pensa, sono scontate del 30%"
"Ammazza.. mica poco"
Mi mette una mano sulla spalla e fa per sfilarsi lo stivale.
"Ma scusa, perchè non ti siedi e le provi?"
"Uffa", sbotta all improvviso, "che uomo noioso.."
Reinfila lo stivale e fila via gia' mezza incazzata. La seguo la raggiungo e mi siedo. Poco meno di un ora e venti da Israele-Italia, la mia ex seduta piegata e affannata, mento quasi sul ginocchio. Si avvicina una tizia, singolarmente inopportuna.
"Scusi signore?"
"Si?"
"Potrebbe alzarsi per favore.. non è fatto per sedersi qui."
La scrutiamo in tre, io e le mie due palle che sento cominciare a girare. Ha tre scatole in mano, tutte mezze scoperchiate.
"Certo..". Mi tiro su sforzandomi di non mandare a cagare lei e quel poveraccio che le fa ombra dietro. Avrà si e no un pezzo da 60, ma lo sguardo è di chi ha superato la data di scadenza già da un pezzo.
"Che ne dici?" Ti piacciono?" chiede la mia ex passeggiandomi davanti. Strano, la ricordavo ricurva e sotto sforzo. Nei megastore di scarpe da donna lo stato di luoghi e cose è un lusso concesso a pochi.
"Si, molto belle", rispondo con voce roca. Avverto un non so che di acido risalirmi lo stomaco. Fisso la mia ex che continua ad esaminarsi piede e scarpa, chiedendomi il perchè di tutto questo.
"Pero' mi pare un po stretta..", lamenta.
"La senti strana?", fingo di interessarmi.
"Bho..", pausa solenne, " ho come l impressione che mi faccia tutto piede.."
Vorrei chiederle di cosa stracazzo stia straparlando. Vorrei non sentire il respiro mancare, vorrei non dover stringere i pugni. Vorrei e dovrei poter coprire la distanza che separa il poveretto che sono dall' uscita, scappare e frantumarmi attraverso la vetrata che scorgo dietro una fila di scarpe Nero-Giardini. Vorrei gridare e ruzzolare all esterno sotto una pioggia di vetri ridotti a dadini taglienti e fare il pieno di aria fresca. Vorrei sanguinare, ansimante, ma dalla parte giusta del mondo. Vorrei che la cicciona non continuasse a passarmi di fianco chiedendomi ogni volta scusa e vorrei un ascia e un avvocato di quelli bravi e poi uno psichiatra che venga a visitarmi in cella di isolamento una volta a settimana e che mi offra una sigaretta per ogni questioniario che mi decido a compilare.
"Come ti senti?", domanda la voce monocorde.
"Non tanto bene."
"Dormi la notte?"
"Poco. Ci sono delle voci nel muro.", cerco di darmi una sistematina ai capelli con la mano. "Dottore?"
"Sono qui."
"Lei è amico mio?"
"Sono tuo amico."
"Me la da una sigaretta?"
Ne sfila una paio dal pacchetto posto strategicamente sul tavolo. Una per lui, una per me che sto sbirciando segretamente la crepa sulla parete di fronte, un tenero sorriso frastagliato in bocca alla materia.
"La prego, faccia portare via quei tacchi 12 dalla mia cella.", chiedo piegandomi adagio verso la fiammella dello zippo, " Vogliono portare via la mia l anima."
Una manciata di secondi di silenzio.
"Non ci sono tacchi nella tua cella."
"Reggila tu", questa è la mia ex. Siamo finiti non so come nel reparto calzature per bambini. Mi passa la scatola, ha scelto il numero 39 e scartato il 40 per cui logica vuole che mi passi il 40 da riporre e tenga il 39 da pagare. Nei megastore di scarpe per donna la logica è un getto di pipi' disturbato e deviato dal vento e a me sta per scappare.
Vado a riporre la scatola. Poco piu' di un ora al calcio di inizio di Israele-Italia. Mani in tasca, passeggio qua e la come una automa. Vedo la mia ex aggirarsi tra mobili illuminati e piani in vetro color bianco lucido. Mantiene intatta l' andatura dell' avvoltoio in cerca di cuccioli di topo. Reparto borse pelletteria. Comincio ad avere fame e le palle piene. Le mando un cenno con la mano poi la raggiungo. Ma c'è qualcosa di storto. E' lei che fa per raggiungere me.
"Ma la scatola??? dove l hai messa?", ha occhi spiritati e una strana smorfia sul viso.
"Ma... l ho rimessa a posto... che dovevo farci."
"Ma sei cretino", siamo al tono di voce pre-crisi isterica, "quello è il numero 39. Cioè tu hai rimesso a posto il numero buono?"
"Come il 39? ma non l hai tenuto tu il 39?"
"No l ho dato a te perchè me lo tenessi." La vedo incamerare aria: " Vallo subito a riprendere e sbrigati che era l' ultimo numero."
Tutto si fa confuso. Realizzo in un nano secondo il rischio che sto per correre. Scatto direzione scatola riposta e non ci credo. Una tipa giovane ma dall aria poco sveglia sta esamimando con aria greve la scarpa della mia ex, fu taglia 39. Giuro che è tutto vero. Dal taglio dello scaffale sventola un lembo di carta che sento persino frusciare e per un istante troppo lungo mi pare di scorgere una colonia di gremmlins saltellare frenetici dalla scatola mezza aperta.
Ho la mia ex appena dietro di me.
E' l ora delle iene tra loro.
"Scusa", mi avvicino trafelato alla tipa, "Scusami, ma queste sono gia' prese"
La ragazza strizza gli occhi dietro le lenti. Credo stia cercando di decifrare l' etichetta incollata sotto la suola.
"Scusi", ripeto alzando un po' la voce e dandole del lei, "Le scarpe sono già vendute.". Sflilo furtivo la scatola dal ripiano. La tipa si volta con aria stravolta. Ho l' impressione che faccia una fatica enorme a mettermi a fuoco. Ostenta un rossetto tutto viola. La sospetto sul punto di rientrare miseramente un pezzo alla volta da una dimensione profonda e parallela.
"Sono mie, scusaci", interviene la mia ex. Ha un tono di voce che è tutto un programma. Allunga un braccio e gli sfila, lesta, la scarpa di mano, manco avesse battuto per anni la tratta Termini-Musei Vaticani. La ragazza resta impietrita, cosi perfetta nella sua immobilità che se potessimo trovarci tutti assieme nella cucina di una una fraschetta la vedrei bene calzare quello sguardo perso con le mani affogate nella saponata. Pare accennare a qualcosa, ma sono troppo indaffarato a ricomporre il contenuto della scatola per capire.
"Che succede?" chiede ad un tratto una signora avvicinandosi. Pare sbucata dal nulla del megastore. Capisco al volo che trattasi della madre della ragazza senza piu scarpa 39. Tento di chiarire ma la mia voce è spazzata via da quella della mia ex intenta a mritragliare parole su parole. Mi pare solo di capire: "Ha fatto un po' di casino il mio amico". Il resto scema in un mix di suoni striduli e acidi. Siamo in 4 raccolti nel fazzoletto di un espositore laccato in argento tra i piu' pacchiani di questo cazzo di megastore. Nessuna di loro è piu' cosa umana. Io stesso posso raccogliermi col cucchiano. Sono cosi teso che vi basterebbe sfiorarmi per sentirmi intonare i 24 capricci per violino di Paganini, Op.1.
"Ma le stavo provando io", protesta la ragazza. Evidentemente dispone di voce anche lei.
"Ho capito ma le avevo gia prese io. ", ribatte secca la mia ex strappandomi la scatola di mano.
"Va bene, ma le scarpe pero' stavano esposte" obietta la madre.
"Signora le avevo appena messe io li", ho il fiato corto, "cioè le stavo solo appoggiando..", non so bene come uscirne. Ho l' impressione di biascicare le parole.
"Ma io le ho viste qui", insiste la tipa poco sveglia ma manco tanto.
Sto per aprire bocca ma la mia ex spinge di lato. "Signora, senta, le ho gia' provate. Il mio amico ha solo capito male e fatto un casino. Arrivederci."
"E ora che facciamo?", chiede la ragazza. Mi guarda con aria nervosa. Dubito che potro' mai avere una chance di sesso con lei da qui a 350 anni. Mi scruta anche la madre. Allargo le braccia.
"Va bene cosi, ok", dico rivolgendomi a nessuno in particolare, "Va bene cosi, fate voi"
Faccio per allontanarmi. Sento che sta per succedere qualcosa di grosso ma mi sbaglio. La madre della tipa si fa conciliante e dice che puo' finire qui. La figlia fa per protestare ma dura poco. La mia ex è gia' sfilata via, pacco sotto al braccio e passo marziale. Accenno un ultimo saluto di scuse e mi accodo alla mia ex che veleggia veloce tra i reparti. Ci ritroviamo nel reparto sandali. Vedo la mia immagine distorta sudare nei pianetti espositori di metallo, complice un neon vagamente lampeggiante.
"Ma dico, sei proprio stronzo". tuona.
"Ma che ne so io.. che ne posso sapere che mi dai le scarpe buone."
"Sei il solito stronzo", ripete. "Ilario, Io non capisco perchè ogni volta fai cosi... ci vediamo una volta l anno e devi sempre farmi incazzare"
"Va bene, ma ormai è andata su. Basta."
"Ah pure basta dici. Basta lo dici a quella stronza di tua sorella."
Non riesco a credere che sia davvero lei, l' ex che un tempo fu ragazza di appena 21 anni. Scuro in volto, mi chiedo come abbia potuto, neanche un ventennio fa, entrare nel suo corpo con una parte del mio. Non riesco a credere che tutto stia succedendo davvero. Non riesco a realizzare nulla.
Ci dirigiamo alla cassa scortati dagli sguardi di chi ha dimenticato cosa voglia dire badare ai cazzi propri. Ho le mani dietro la schiena, passo agitato. Sabato la mia ex riprenderà la via del nord ed io restero' a chiedermi perchè. Lei continuerà a volermi bene, io anche. E' solo un fatto emotivo della vita.
Poco piu di mezz' ora dal calcio di inizio. Gioca Verratti stasera. C'è da aprire un nuovo ciclo. Siamo quasi alla macchina quando mi accorgo, nell avvenuto tramonto capitolino, che ho il laccio di una scarpa fuori posto. Lei mi guarda piegarmi con il bustone in mano ma non dice nulla. Il silenzio che assiste grida da una distanza che non riesce a dividere. La vedo stagliarsi nel poco di rosso di fine tramonto, da sangue ad amarena, e con il nodo del laccio che scivola via non ricordo di aver mai visto nascere un sorriso tanto bello.




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Opera scritta il 12/09/2016 - 12:45
Da Ilario Lekin
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Voto:
su 4 votanti


Commenti


Ti faccio eco sulla risposta che ti ho dato nel mio soliloquio "Cuore":

Non hai idea di quanto mi sia piaciuto "Tacchi e riscatti" (già il solo titolo è simpaticissimo). Troppo bella la scena in cui la tua ex ...si avvia con passo marziale con il "bottino". Scrivi ancora mi raccomando e leggerò sempre con piacevole interesse e curiosità. Ti ringrazio per questo "scambio" nel senso che entrambi ci leggiamo e ci confrontiamo. Fossero tutti come te


Giuseppe Scilipoti 27/09/2016 - 15:24

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Ho lasciato volutamente per ultimo questo racconto più lungo da leggere. Credo che nella tediosa trappola dei Megastore reparto scarpe e borse ci ritroviamo tutti. La mia ex (la Marte de "La ragazza della vetrina") me ne fece vedere di cotte e di crude. Mi chiedevo a inizio racconto cosa ti spingesse a frequentare ancora la tua ex ...ad ogni modo un racconto gustoso, frizzantissimo e pieno di belle trovate. Ho riso più di una volta durante la lettura e mi ha agganciato non poco. Ottimo!!

Giuseppe Scilipoti 20/09/2016 - 14:53

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grazie Nadia. Grazie Salvo

Ilario Lekin 13/09/2016 - 14:37

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Bel racconto amico la vena ironica e' interessante
Complimenti
Nadia
5 stelle

Nadia Sonzini 13/09/2016 - 11:11

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Veramente un racconto interessante, letto con piacere. Sorprendente il linguaggio e i dialoghi diretti e senza fronzoli, fatti di parole di tutti i giorni, che rendono l'atmosfera del megastore viva e movimentata, facendo atterrare il lettore dalla poltrona di Israele-Italia a quella seduta vietata di un megastore numero 39 a tacco alto.

salvo bonafè 12/09/2016 - 22:08

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Grazie ragazzi. PS: non era sparito, ho corretto un paio di virgole e il raccontino è tornato in fase di moderazione.:)

Ilario Lekin 12/09/2016 - 21:19

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Mi ha intrigato tantissimo…***** (ma dove era sparito che non lo trovavo più?)

Marilla Tramonto 12/09/2016 - 20:49

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Ho iniziato la lettura... con una certa svogliatezza. Poi il racconto mi ha catturato e trascinato fino alla fine.. quindi non posso che dirti Bravo! Sinceramente... molto bravo..

Francesco Gentile 12/09/2016 - 20:17

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