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La vita come un giunco

Sabato 17 gennaio 1981
La serata prometteva bene, sicuramente sarebbe accaduto qualcosa di straordinario prima di dover mettere in archivio questa ennesima giornata di fine settimana. Finalmente sabato!
Per tutti noi, il mese di gennaio è considerato freddo per natura, ed evoca serate piacevoli da trascorrere in compagnia, naturalmente al caldo artificiale di qualche sorgente di calore. Tutto era pronto.
Riprovavo a mettere in movimento, quel che mesi prima avevo improvvisamente fermato, così, quasi in modo inspiegabile.
Ma stasera no, era diverso. Nell’aria si respirava voglia di cambiamento.
Così mi trovai catapultato in una discoteca nella prima cintura di una metropoli, carica di musica assordante e di luci accecanti.
Vicino a me, sedeva una ragazzina esile, dai tratti delicati, vestita con una lunga gonna di tessuto vellutato, di un turchino scuro, a completare, una camicia bianca a balze, che ricordava vagamente una ragazzina del secolo scorso.
La ragazza dai grandi occhi scuri, la stessa di qualche tempo prima, pareva di un aspetto diverso o forse il mio cuore era mutato, ora più sicuro, pronto ad accogliere questo nuovo tentativo d’amore.


Fu improvvisamente un intrecciarsi di mani, di effusioni che sfociarono in modo esplicito in un ballo liberatorio: un lento romantico che ci portò ad avvicinarsi con sempre più intensità fino all’incontro fatale,
completato dal fatidico bacio, uno, due, dieci e tanti altri ancora, appassionati e bramosi che diedero inizio a questa lunga storia, la nostra.
Il tempo trascorreva ordinatamente fra giornate appassionate ad altre turbolente, come probabilmente passava nella vita di tante altre coppie
a promettersi amore eterno, a progettare quasi instancabilmente il prossimo futuro coniugale curato in ogni dettaglio, quasi a voler immaginare dettagliatamente cosa sarebbe accaduto da li a poco.


E così, in un caldo soffocante di metà luglio, giurammo a noi stessi davanti a Dio amore eterno, “… nella gioia e nel dolore …”


Gli anni sfuggivano via velocemente fra un alternarsi di umori, passando dall’inverno incolore e rigido, all’estate variopinta, dal profumo inebriante di tiglio e di caldo appiccicoso.


Quando, improvvisamente la gioia esplose all’arrivo del primo figlio e dopo ancora un secondo; era il massimo della felicità!
Avevamo così visto prendere forma, quello che ogni coppia ama e sogna per la sua vita futura.
Vivemmo in pieno tutti i piaceri offerti, cogliendo con gioia la nostra sorte, appagata dall’esistenza di due bambini sani e sereni che ci donavano momenti anche esaltanti e festosi.
La nostra vita di coppia oramai si saldava maggiormente, fino a far diventare il nostro rapporto personale, sempre vivo e nuovo.



Ma, come spesso accade, le cose belle non durano in eterno e arriva il giorno della maturità, il giorno in cui dobbiamo dimostrare che questi anni di vita trascorsi non siano stati vani, dovevamo verificare, prima con noi stessi, di essere preparati, pronti per affrontare le avversità che si stavano per incrociare lungo il nostro cammino.
La notizia comunicata, (che coincidenza)nel giorno della festa della donna, fu una pugnalata dolorosa, vedevo crollare in un colpo solo, tutte le nostre certezze e mentre io piangevo e nonostante fossi tu la persona colpita, paradossalmente mi consolavi, e con un semplice sorriso mi tranquillizzavi dicendomi: stai tranquillo andrà tutto bene!
Il percorso si presenta subito tortuoso e faticoso, la ragazza (ora donna) dai grandi occhi neri, carica di un’enorme forza interiore, mi convince ad accettare e a convivere il tempo nefasto incontrato.



Ora da quel giorno sono passati alcuni anni, e noi continuiamo a trascorrere la nostra quotidianità, cadendo e rialzandoci più volte, forse con qualche capello bianco in più, ma con lo stesso spirito combattente di sempre, dove la vita ci ha insegnato, che anche con la sofferenza si può raggiungere la vera serenità affettiva e spirituale.


Oggi, con qualche anno in più sulle spalle, mi sento di ringraziare la ragazzina dallo spirito allegro e spensierato per la caparbietà e la capacità che mette per affrontare le situazioni avverse che si presentano ormai costantemente in questa lunga battaglia e che di sicuro userà ancora maggiormente in futuro, per far sì, che la nostra storia continui a essere scritta sul libro della nostra vita, arricchendo il nostro racconto con tante altre pagine affascinanti come quel lontano sabato di gennaio.
E come un giunco, la nostra vita pur piegandosi non si spezzerà mai.


Sono trascorsi ormai 4 anni da questa lettera di ringraziamento a lei dedicata in una occasione speciale, ed oggi dopo due anni dalla sua partenza, conservo con tenerezza limpida il nostro amore, senza mai dimenticare la forza che ci ha lasciato in eredità e faccio mia una frase di De Andrè:
“è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati”


Grazie Claudia, mio grande amore.




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Opera scritta il 24/01/2013 - 16:00
Da gerardo leo
Letta n.1586 volte.
Voto:
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Commenti


Immagino la gioia di Claudia nel leggere la prima parte del tuo racconto in quella occasione, ora legge l'altra parte e continuerà a gioire e ringraziarti.
E' molto bello quello che hai scritto. Grazie!

maria pompa 04/03/2013 - 18:33

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Ti ringrazio di cuore Carla,hai colto in pieno il sentimento che mi accompagna oggi come ieri. Grazie del tuo commento

gerardo leo 25/01/2013 - 17:05

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grazie Claretta, sei sempre presente nei tuoi commenti sensibili.

gerardo leo 25/01/2013 - 17:03

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Nel tuo cuore uno scrigno d'amore che mai nessuno potrà portarti via. ciao

Claretta Frau 25/01/2013 - 14:47

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Bellissima e toccante storia Gerardo, Claudia ha saputo essere per te l'eterna ragazzina ed ha saputo mantenere il vostro amore sempre fresco e profondo perchè anche tu hai saputo trasmetterle quell'amore che l'ha resa speciale ... ha saputo essere forte per darti forza
Un vero amore,non conosce i confini del tempo terreno ..va oltre e ci accompagna ogni giorno.così il ricordo e l'amore che ogni giorno vi siete saputi dare riscalderà il tuo cuore sempre e per sempre.
Hai ricevuto un grande dono un amore vero!..

Carla Davì 25/01/2013 - 13:57

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