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STORIA DI LUCIO

STORIA DI LUCIO


Il lungo tiro del pallone che Lucio aveva lanciato con il piede sinistro aveva centrato l’immaginaria rete definita da pietre, realizzando uno splendido goal acclamato vivacemente dai compagni di squadra. Correva Lucio, soddisfatto del goal a loro vantaggio, correva seguendo il perimetro della piazzetta e che definiva nella loro immaginazione, il limite del campo da gioco. Ogni giorno, all'uscita della scuola o dopo pranzo, i ragazzini scendevano schiamazzando le strade in discesa e le scale ripide del paese che portavano dalla parte alta fino ad un quartiere sul livello del mare che si sviluppava in abitazioni basse e cubiche, in strade e piazzette, seguendo il disegno naturale di una lunga spiaggia, affollata nei mesi estivi dai bagnanti, quasi deserta nel resto dell’anno e che si prolungava fino al porto dove numerose imbarcazioni sostavano ormeggiate in attesa di andare al largo per pescare.
Giocavano finché potevano, poi al tramonto, trafelati dal gioco, risalivano le ripide strade che li riportavano dal borgo dei pescatori alla parte centrale e alta del paese. Nino abitava nel quartiere dedicato a San Michele, di origini arabe, una casetta in verticale a più piani, modesta, ma decorosa e pulita, dove trovò sua madre davanti l’uscio già pronta a preoccuparsi. Anna non era più una ragazza, ma la sua bellezza, ancora evidente, era offuscata dalla stanchezza e dimostrava più dei suoi quaranta anni. Ormai da molto tempo non aveva notizie del marito Gino, partito dalla Sicilia per trovare lavoro in Germania. I primi mesi le erano giunte delle lettere e qualche soldo, poi più nulla. Si preoccupò che gli fosse successa qualcosa e si diede da fare per avere notizie, anche attraverso conoscenti che avevano mariti o figli operai nella stessa azienda di lavoro. Alla fine la triste verità: si era creato una nuova famiglia e aveva dimenticato loro due. Non era stato semplice per Anna superare quella delusione e affrontare le difficoltà economiche in cui erano piombati, ma aveva affrontato tutto con coraggio e senza abbassare mai la guardia.
Lucio sentiva di amare il quartiere dei marinai, affacciato sul mare Mediterraneo mentre la mente fervida dei suoi giovani anni creava storie fantastiche di viaggi in nave, verso mete sconosciute e mondi da esplorare, come un navigatore solitario e imprudente, per poi giungere in un’isola e trovare un tesoro nascosto da secoli. Malgrado le ferite, la sua era una fanciullezza libera e felice, destinata a spezzarsi presto per l’improvvisa morte della madre.
- Lucio, Lucio, presto vieni – lo chiamavano in coro i vicini dall'alto della scalinata, che egli spaventato si affannava a salire.
Quando giunse in cima, si rese subito conto della tragedia e pianse: - madre, madre!- Se ne era andata, stanca di una vita fatta di fatica, delusioni e abbandoni.
I suoi nonni, Giuseppe e Sara, sebbene anziani erano ancora energici e si prodigarono per star vicino al ragazzo, chiuso in un silenzio pieno di dolore.
- Lucio, stai tranquillo caro, adesso ci siamo noi che non ti abbandoniamo. Verrai ad abitare in campagna con noi -
- Che faccio in campagna Nonno? Io sono abituato al mare! - quasi gridò Lucio.
- Per ora vieni con noi – intervenne prontamente Nonna Sara – poi si vedrà.
Dopo il funerale, Lucio capì di non avere scelta se non andare con loro.
Giunse il giorno di trasferirsi. Attraversarono il paese quando la luce del giorno si affievoliva per dar posto alla sera e le lunghe ombre dei palazzi antichi del centro storico si proiettavano sulla strada asfaltata ancora calda della rovente giornata estiva. Giunsero infine in campagna, presso una grande casa bianca con i tetti spioventi di un rosso ormai sbiadito, cui si accedeva da un porticato in legno. Dal grande portone centrale si entrava in una grande cucina in muratura rivestita da mattonelle in ceramica. La grande scalinata in legno portava al piano superiore dove erano collocate le stanze da letto. Dalla finestra aperta della sua stanza soffiava un vento leggero che gonfiava la tenda antica di pizzo bianco lavorato con arte, con disegni che si ripetevano sul copriletto adagiato sul letto. Tutto l’arredo, in stile antico, era in armonia e bellezza, ma il cuore gonfio di tristezza di Lucio non percepiva tutto ciò, la nostalgia degli abbracci di sua madre e il sorriso ormai lontano del padre gli mancavano terribilmente.
Lucio malgrado fosse molto legato agli anziani disse: -Appena sarò più grande voglio andar via, voglio lavorare come marinaio.
L’annuncio aveva scombussolato i due nonni, ma prontamente Giuseppe cercò di coinvolgerlo nel suo lavoro:
- Domani ti farò vedere la campagna! Verrai con me - lo invitò
- Ci sarà caldo e mosche! Protestò Lucio
- Ma no, vedrai! Se non vuoi domani, sarà per un altro giorno.
Trascorse del tempo e infine il ragazzo decise di visitare la campagna, poco distante da dove vivevano.
Alle prime luci dell’alba andarono al lavoro mentre Giuseppe commentava:-. Il lavoro è tanto, ma il guadagno misero-
-Perché farlo allora?
- Perché la terra ci appartiene e noi apparteniamo alla terra- rispose stranamente
Il giovane si guardava attorno, stupito da quella distesa di olivi che, non tanto alti e rugosi, contorti dai venti, ricchi di foglie color verde argenteo, si preparavano ad offrire il loro frutto. E gli aranci? ricchi di foglie, avevano già i rami pieni di frutti ancora verdi, di lì a poco si sarebbero ingranditi colorandosi di arancio.
D’un tratto, tra i tronchi di alcuni alti pini marittimi che ombreggiavano lo spiazzo antistante la casa con le loro chiome, ecco l’azzurra visione del mare.
Era un incanto. L’alto promontorio su cui si adagiava quella terra, scivolava con la sua vegetazione selvaggia e rigogliosa in un dolce declivio, fin giù dove il verde spariva e diveniva sabbia dorata, una piccola spiaggia racchiusa tra le rocce bianche dalle forme più bizzarre scolpite dall'erosione di un mare ora azzurro, ora verde, ora scuro e agitato da venti burrascosi.
Lucio sentì l’aria densa di profumi e una strana pace che gli invadeva l’anima, l’atmosfera di pace che aveva percepito in quei luoghi avevano esorcizzato gli antichi timori e diede l’inizio di un cambiamento, perché dopo alcuni giorni, tutto si modificò. Sua nonna si dedicava a preparare antiche ricette, mentre lavorare la terra fu una esperienza nuova per Lucio che iniziò ad apprezzare.
Le ferite si rimarginarono e una nuova gioia trovò posto nella loro semplice esistenza.
Nel periodo che seguì, riflettendo sul suo futuro, Lucio pensò di proseguire gli studi di agraria e avrebbe potuto far qualcosa per migliorare quel mondo, quei paesaggi dimenticati. Sarebbe anche partito per inseguire i suoi sogni, le sue visioni fantastiche e infine, forse stanco di quel viaggio, come un moderno Ulisse, avrebbe fatto ritorno nel suo Sud, in quel piccolo angolo di mare e di terra.




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Opera scritta il 03/07/2019 - 18:05
Da Patrizia Lo Bue
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