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Amare per cambiare (omaggio a Paolo Borsellino parte 2)

Sono circa le 5.15 del mattino Luca Scoponi dorme nel suo appartamento di Fontanelle a Pescara. Quartiere popolare di circa 5000 anime, dove una minoranza del 5% di abitanti tiene sotto scacco il 95% della popolazione. Suo per modo di dire perché in certe zone l’abusivismo non è un reato ma una lotta per la sopravvivenza. La porta dello stabile si apre con una semplice pressione del piede di porco, l’aggressore con abbigliamento ginnico e un capellino da baseball americano in capo lo sorprende nel sonno. Il primo colpo Scoponi lo riceve dritto sul viso ed il setto nasale va subito in frantumi. Dolorante e sorpreso non si da per vinto disteso ancora sul suo letto colpisce con una gran pedata il suo aggressore, forte anche dalla sua corporatura rozza e robusta lo fa indietreggiare quel tanto che basta per permettere di alzarsi dal letto e caricare a testa bassa, ma a cinque centimetri dal colpire lo stomaco dell’avversario, un tonfo sordo, la vista si annebbia, una chiave inglese da 23 si abbatte sul suo cranio più volte con il sangue che si allarga a macchia d’olio sul pavimento . Nicola Frank siciliano commissario capo della squadra mobile di Pescara, arriva in questura verso le 6:33 ad attenderlo c’è l’ispettore Luca Di Rito. -Buongiorno Dottore l’agente scelto Scaloni ci aspetta in macchina. -Neanche il tempo di un caffè cosa è successo a quest’ora del mattino. -Un morto ammazzato nel suo quartiere preferito. L’alfa mito a sirene spiegate arriva immediatamente sul luogo del delitto ad attendere Frank c’è già Giovanni Guidi della scientifica. -Sempre mattiniero Nicola. -Non fare lo spiritoso Giovanni dimmi cosa è successo visto che ti sei svegliato prima di me. -Luca Scoponi anni 43 ex tossicodipendente viveva alla giornata soliti precedenti per spaccio, rapina e resistenza a pubblico ufficiale. Trovato con la testa fracassata molto probabilmente da una chiave inglese. Nessuno ha visto o sentito nulla, tranne una signora del palazzo di fronte che riferisce che in quelle ore in strada c’era solo un cane e una persona di statura minuta con un cappello sportivo intesta che camminava barcollando, molto probabilmente un tossico già fatto. Il capo della Mobile rivolge uno sguardo amaro al quartiere con quei casermoni grigi che fanno pendant con il cielo di quella mattina autunnale, la maggior parte delle tapparelle sono abbassate, per chi a queste cose ormai non ci fa più caso. Solo una piccola folla di curiosi perlopiù appartenente al gruppo rom locale. Tra questi c’è Giusy avvenente trentatreenne di origine sinti moglie di Mario Botta detto “cioccolato” per via della sua scura carnagione e leader indiscusso della comunità di zingari. I due si lanciano uno sguardo che la dice tutto. -Mio marito è andato a far visita ai parenti di Roma qui non lo trovi. Tuona secco Giusy. Frank gira i tacchi ed ordina ai suoi di rimettersi in macchina. L’alfa si dirige immediatamente lungo la statale Tiburtina per raggiungere il circolo ricreativo “Lo Spaccone” appena fuori le porte del quartiere. -Andiamo a trovare Eros rivolgendosi ai due poliziotti lui saprà dirci qualcosa. Nel bar entrano in due l’autista rimane fuori Il locale è in penombra ci sono alcuni clienti che giocano a biliardo e qualcuno che beve birra al bancone. Il capo della mobile si rivolge subito al titolare dietro la cassa ma non fa in tempo a proferire parola che vede la porta del retro muoversi. Di Rito cerca di raggiungerla ma un tipo si stacca dal panno verde e gli si avventa subito contro mentre un altro attacca Frank con una bottiglia di vetro rotta contro il muro, ma il commissario non si fa cogliere di sorpresa e con una testata lo stende subito mentre il suo assistente riesce a estrarre la pistola immobilizzando l’avventore. Nel frattempo Scaloni sentendo il trambusto e vedendo una sagoma uscire dalla porta di servizio ha già sbattuto la testa del fuggitivo sul cofano motore ancora caldo della mito. -Allora Eros Guariasci vuoi che ti frantumi la testa contro il parabrezza o mi vuoi dire quello che è successo stanotte. Il tono del commissario non ammette repliche. -Dottore io non so nulla. -Vuoi che andiamo in questura e ci racconti del tuo giro sotto i casermoni grigi o andiamo direttamente a casa di tua mamma e facciamo una bella perquisizione in cantina. -Io non so nulla a malapena lo conoscevo sapevo che era uscito dalla droga non lo vedevo più tra i miei clienti. -E di Botta che mi dici dov’è nascosto. -Mario è a Roma per una comunione di qualche parente. Sa quelle feste da zingari che durano una settimana e poi pare avere anche altri problemi …. -Va bene voglio crederti ma se scopro che non dici la verità farò sapere ai Botta che spingi anche la roba degli albanesi fuori città. Tornato nel suo ufficio con Scaloni e Di Rito si cerca di fare il punto della situazione. -Allora questo Scoponi avrà pestato i piedi a qualcuno ed essere ammazzato nel territorio dei rom il colpevole può essere solo uno. -Si ma Cioccolato ha un alibi di ferro interviene l’agente scelto, ci sono anche dei video su Facebook dove viene ripreso mentre festeggia al ristorante propio la notte del omicidio. Nel frattempo irrompe nella riunione Guidi. -Dalle nostre indagini abbiamo scoperto cose che potrebbero interessarvi. Luca Scoponi dopo un passato da tossico aveva deciso di aver accumulato abbastanza esperienza da passare da consumatore a produttore. Prendeva eroina dagli albanesi e si era messo a fare i propri giri nel quartiere. -E questo al Botta non piace e se la matematica non è un opinione 2+2 fa …. esclama Di Rito. -Ci sono altre novità che non sappiamo. Da ulteriori fonti interviene Frank ho scoperto che Mario non conta più nulla. Il tecnico della scientifica più che sorpreso : -Impossibile “cioccolato” dopo la morte del padre e l’uccisione di suo fratello è l’ultimo della dinastia e nessuno può toglierli il suo scettro. -Si riprende il capo della mobile, ma il nostro “cioccolato” ha fatto il percorso inverso di Scoponi. Alcuni giorni fa e’ stato ritrovato in overdose sulla spiaggia del porto dentro la sua Qasqhai ed i sinti considerano i tossici degli inermi sono solo clienti, non ammettono l’uso di eroina all’interno della loro comunità . La comunione e’ solo una scusa. Roma è il suo esilio per essere stato ripudiato dalla famiglia e cercare di uscire fuori dal tunnel. Gli sono stati tolti tutti i poteri. -Quindi ora dobbiamo capire chi comanda a Fontanelle per arrivare al colpevole conclude Di Rito. -Già torniamo a dare un occhiata al quartiere dopo un bel piatto caldo ragazzi oggi pago io paga il capo. Dopo giorni di appostamenti dentro una vecchia Yaris blu ai due poliziotti parve che il rione era rimasto lo stesso. Il giro di droga è sempre in mano al solito clan. Le donne riforniscono l’eroina lungo la strada nascosta negli abbondanti reggiseni o scendendola con una corda nei cestini dei balconi dentro un panino che poi mangiano anche. I pusher comunemente chiamati “cavalli” o le sentinelle appostate sui tetti, sono le stesse persone del clan Botta. Qualcosa non quadra. Nel briefing svolto nel ufficio della questura però Frank ha una intuizione quello di mettere sotto stretta sorveglianza Giusy la moglie. Il rapporto dei due poliziotti dopo dieci giorni di pedinamento non lascia dubbi Giusy Riziero ha preso in mano le redini del comando. Le intercettazioni e le foto la ritraggono ad impartire ordine a tutti, perfino a scendere nelle piazze con il suo immancabile cappellino nero e prendere a schiaffi un pusher che tentava di fare la cresta. -Già quel capello sportivo lo ha sempre con se, lo portava anche la mattina del omicidio tra la folla dei curiosi forse è ora di andare a farci due chiacchiere . Di Rito- Scaloni avvertite il questore questa notte si torna a ballare ci servono uomini. Il corteo di volanti parte dalla sede di Via Pesaro alle 4.30 impunto per raggiungere il quartiere in meno di dieci minuti. Le strade sono subito circondate, bloccate ogni via di fuga e l’occhio indiscreto del elicottero controlla tutto dall’alto. Molti vengono buttati giù dal letto tra le imprecazioni e minacce dei parenti, chi prova a fuggire o reagire viene ammanettato e neutralizzato di forza. Le parole gentilezza, cortesia e rispetto in questi generi di blitz per forza di cose vanno a farsi benedire. Dal basso della civetta Frank vede sgattaiolare come un gatto o meglio una gatta sul tetto della palazzina centrale un cappellino nero. – Scaloni -Di Rito li sul tetto. Passiamo dalle scale l’ascensore sarà sicuro fuori servizio. Alla terza rampa un grosso energumeno si para davanti loro. Il primo ad essere colpito e’ l’agente scelto che indietreggiando rovina su Di Rito. Guerino detto “maciste” per la sua forza, si avventa sui due a terra ingaggiando una furibonda lite, mentre Frank riesce a salire al piano superiore non prima aver fatto fuori con un calcio circolare basso colpendo di tibia sotto la zona dell’attaccatura dell’anca Ivano detto “pallino” fratello di “maciste”. Appena giunto sul tetto apre con un calcio il blando portoncino grigio, ma si ritrova faccia a faccia con una 44 magnum a canna corta. -Hei Nicolino cerchi ancora mio marito -Ora da regina sei diventata luogotenente -E qui che ti sbagli e visto che ormai stai per morire e’ ora che sai quella verità per cui fino ad ora hai combattuto. Ti ricordi Romolo il fratello di Mario ucciso 10 anni fa. Avete battuto invano la pista degli albanesi addirittura pensavate che si era messo contro la camorra. Ma quel pazzo dopo la morte del padre voleva prendersi tutta la piazza rompendo il patto tra la nostra famiglia e i Botta. Così questo revolver sparò per la prima volta. Per non far scoppiare una profonda faida che avrebbe inondato di sangue tutta la città si è deciso di mischiare il sangue con il nostro matrimonio in comunione dei beni, dove il bene da dividere è Pescara. Ma l’erede che un giorno avrebbe chiuso il cerchio comandando su tutto non è arrivato perché Mario non può avere figli. “Cioccolato” il boss incontrastato che ha gli spermatozoi pigri e’ caduto nella depressione trovando rifugio in quello che lo ha reso potente: l’eroina. -Quindi per scongiurare un’altra guerra hanno messo a capo te. -Esatto sono la regina degli zingari e chi mi mette i bastoni tra le ruote come quel imbecille di Luca, si ritrova in una pozza di sangue. L’ho ucciso io con le mie stesse mani così come sto per fare con te e dopo con quell’infame del tuo amico Aquilino. -Ma propio in quel preciso istante un calcio ad ascia con il tallone caricato dal movimento esterno della gamba sinistra colpisce la testa della nuova Dea dei rom buttandola a terra esanime ed il cappellino che vola giù tra i casermoni grigi del quartiere illuminati ora da un nuovo raggio di sole. Ore 23.00 stanco e stressato Frank trova rifugio nel centro piscine del suo amico Camillo propio dietro Fontanelle, quando ha bisogno di sfogarsi quello è il suo angolo di paradiso. Tra una bracciata e l’altra pensa ai titoli dei giornali: “ Il commissario che ama la città …. il quartiere torna nella legalità”. E allora la sua mente torna a tanti anni fa quando era di scorta al magistrato palermitano assassinato poi dalla mafia: -Sa Nicola perché metto a repentaglio tutto il mio mondo per questa città -Perché l’amate -“Palermo non mi piace, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nel amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare” (citaz. Paolo Borsellino).



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Opera scritta il 18/07/2020 - 06:41
Da Giorgio Bernabei
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