AzzaBubboli
Il paese tace, come se avesse perso la voce.
Le case dormono, i volti non raccontano più nulla.
Un giornalaio attento e diligente parlava di questo luogo: di bocche cucite, di sentieri mai tracciati, di silenzi che non portano pace, ma distanza.
Diceva che abitare non basta: bisogna ascoltare, amare, custodire.
Così ho acceso una piccola fiamma. Qualcuno si è fermato.
Un vecchio ha ritrovato le parole, un bambino ha dato forma ai sogni con un disegno.
Forse tutto ricomincia da qui: da una voce che non si spegne nell’eco, ma torna a essere radice.
Viva. Presente. Nostra.
Le case dormono, i volti non raccontano più nulla.
Un giornalaio attento e diligente parlava di questo luogo: di bocche cucite, di sentieri mai tracciati, di silenzi che non portano pace, ma distanza.
Diceva che abitare non basta: bisogna ascoltare, amare, custodire.
Così ho acceso una piccola fiamma. Qualcuno si è fermato.
Un vecchio ha ritrovato le parole, un bambino ha dato forma ai sogni con un disegno.
Forse tutto ricomincia da qui: da una voce che non si spegne nell’eco, ma torna a essere radice.
Viva. Presente. Nostra.
Opera scritta il 22/10/2025 - 12:01Letta n.52 volte.
Voto: | su 1 votanti |
Commenti
Bel racconto, dopo i silenzi la fiamma che fa tornare le parole e i sogni vivi, bisogna anche ascoltare bravo 

Mary L
22/10/2025 - 20:21 --------------------------------------
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