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Danzano caratteri arial di dimensioni incerte,
apparizioni in grassetto, pigre, compongono paesaggi ortogonali.
Sempre gli stessi.
Guardiani precari predispongono l’aborto dei popup,
che sono malintenzionati come capita spesso.
Ho paura e te lo confesso mentre placidamente faccio altro.
Non ho semafori rossi da offrirti,
pause anonime per stenderci qualche secondo
e simulare abbracci di circostanza.
Certe onde ti battono che è proprio strano
immaginare di ristare in piedi dopo.
Ti vedo già che denunci vomitando gli egoismi
mutanti di questa accidia postmoderna.
Non ho argomenti da contrapporre
né attese di cieli da scongelare.
Semmai canzoni mute,
analcolici girotondi intorno all'abisso.
Roba già vista per quel che ne sappia,
SOLO RIMETTI IL SILENZIO DENTRO LA MIA TESTA.
La schiuma bianca di mari senza acqua in cui affondare,
ridammi la pittura vuota e senza graffi della noia.
Non ci sei ancora ma ti amo troppo già,
tanto da piegarmi per i rumorosi conati di terrore
che poi, lo sai, la fame svanisce.



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Poesia scritta il 10/06/2016 - 15:22
Da Alessandro Carciola
Letta n.1256 volte.
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Commenti


Ciao Alessandro insieme al mio amico Salvo ti do anch'io il ben venuto qui ad oggi scrivo. ciao.

Maria Cimino 10/06/2016 - 22:36

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Benvenuto anche a te.
Fai un uso abbondante di metafore che non mi hanno fatto capire nulla.
Ma è soltanto colpa mia.

salvo bonafè 10/06/2016 - 21:27

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