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Questa nostra pazzia

Vortici densi
di vincoli e doveri,
quotidiane rincorse
di un se stessi degli altri,
annaspando
nella polvere asfissiante
del proprio palcoscenico.


Un piede dopo l'altro
sopra il filo ad oscillare
per simulare equilibrio,
con la paura nel cuore
di uscire dal personaggio,
tremendamente nudi.


Lontano da occhio umano
un universo di palpiti e malie
conservavamo in segreto,
sfogo di ogni fantasia...


Ti prego, scioglimi ancora
inviti tagliuzzati
e francobolli di voglie,
desideri sfumati
in deliri di garza:
spudorate invenzioni
di riquadri selvaggi
per inseguire a rivoli
la tua natura.


Ti prego, insegnami daccapo
valichi, solchi, valli
dove di nuovo fondere
bollente l'immaginazione;
lasciami inseguire la tua ombra
negli anfratti schiumosi,
nelle insenature dove più ribolle
e sempre
il tuo mare agitato.


Ritorna sui tuoi passi, cos'altro
in fondo nostro soltanto resta.
Conquista un ripostiglio
dove infine tenere
e rotolare
biglie colorate di emozioni
senza ritegno, senza una bugia:
che male c'è nel liberare a tratti
questa nostra pazzia.




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Poesia scritta il 15/04/2013 - 10:50
Da Francesco Patecci
Letta n.1456 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Qualcosa di straordinario, da brividi.
Complimenti e grazie per questo dono...

Emanuele Flow Zito 17/04/2013 - 03:21

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Stupenda. Travolgente. Induce profonde riflessioni.

Daniela Cavazzi 16/04/2013 - 13:40

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