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l'incontro

E di quel ciliegio sorto in Primavera
si potè dire sfiorito
quando l'ultima foglia cadde
sull'orlo di un gemito
perchè poteva dirsi libero e non spoglio
quell'ornamento pesante
ingombro per la sua anima
un'anima satura
così piena del dolore
d'ogni foglia , ogni ardore
l'assorbiva come fosse foco
ci piangeva in loco
ove la foresta s'era detta casa
e ogni spina della rosa che s'adagiava
per fargli compagnia
spingeva forte come un'arida arpia.
Tu spina m'hai trafitto l'anima
in mezzo a tanti piccoli dolori
m'hai dato la terra arida
universo raso al suolo
dove ogni lacrima è assorbita
e resta questo canto d'un poeta
per l'amata
che racconta d'un dolore che piano poi s'è fatto ardore
coceva sotto al sole quel dolore
quanto aspettò quel ciliegio di divenire spoglio
per poter sentire il rumore d'ogni urlo
ogni convoglio dei dolori
che s'ammucchiarono e carponi
videro la luce.
Ed egli potè nell'occhi guardare l'amata
e quella spina leccare
come fosse cioccolata.
Non fu la paura ad annientare l'urlo
d'una spina che nata per trafiggere
figlia d'una rosa dal candore e lo splendore
divenne sollievo e poi
passione
la passione d'un incontro
delle diversità
dove la sintesi del tutto diviene
l'aldilà.
e piano quella rosa al suolo potè accasciarsi
ammirando lentamente l'albero spogliarsi
furono nudi e si videro davvero
in quell'universo scarno intriso di veleno
assaporarono l'ultima goccia d'uno scontro
dolore o inutile ingombro
che solo nell'aldilà
avrebbe potuto dirsi
incontro.



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Poesia scritta il 08/07/2017 - 15:09
Da Ludovica Gabbiani
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