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Corna e bicorna

L’Ufficio si trovava vicino alla lanterna.
Dove partivano i traghetti diretti prevalentemente in Corsica e Sardegna.
Si suddivideva in due parti: l’Ufficio addetto ai Manifesti ossia agli arrivi e partenze delle navi, e l’Ufficio
Stralcissimo che si occupava di cavilli e pendenze burocratiche, di pratiche vecchie di anni.
Quest’ultimo, era a sua volta suddiviso da un’ampia vetrata , che permetteva una visione da ambo le parti.
Aveva le pareti coperte da armadi in metallo e da scaffalature varie, e inoltre era dotato di scrivanie atte ad ospitare la cinquina dei dipendenti in carico.
Ogni giorno era la solita storia di discussioni, ammende, pene pecuniarie, interessi , con registri a/38 e Z/20.
Anche se i clienti si susseguivano saltuariamente, perché pochi avevano voglia di pagare, e c’erano operazioni più importanti e impellenti da affrontare e perfezionare a cui dare la precedenza.
Tra i vari clienti a scadenza fissa si notava un tal signor Maestripieri, che si diceva portasse sfortuna, forse perché parlava sempre di lutti e tragedie.
Ciò diveniva esilarante, poiché uno degli impiegati , il dottor Miccicali, napoletano verace, era un superstizioso convinto.
Quando il signor Maestripieri e il dottor Miccicali si incontravano, si assisteva a scene da scompisciarsi dalle risate, per le quali si sarebbe pagato volentieri il biglietto se fosse stato necessario.
Il caso voleva che tutte le pratiche dell’uno fossero di pertinenza dell’altro.
Il dottor Miccicali s’agitava quando vedeva il portaiella arrivare, e aveva dotato la sua scrivania di un grande corno rosso per rassicurarsi; anche se metteva “la cosa” sullo scherzo, credendo di darla a bere agli altri impiegati.
Tutti lì capivano che quella era solo una punta di iceberg, e che lui veramente ci soffriva a tale presenza.
Un giorno capitò che il Maestripieri beccasse il dottor Miccicali oltre la sua scrivania, precisamente dall’altra parte della vetrata, perché stava facendo due chiacchiere con un impiegato.
Ci fu un gelo generale quando il portaiella entrò:
alto, magro, biondastro e stempiato, gli occhietti chiari e bagnati, la pelle bianco pollo.
Salutò tutti, e poi avvicinandosi molto al dottor Miccicali l’apostrofò:
-Oggi vorrei definire quella pratica di bare. Pagherò il contestato che, badi bene, non è il dovuto in quanto l’operazione era stata effettuata secondo i crismi di questa Santa Amministrazione. Non per mia colpa i termini della procedura …
-Va bene andiamo che registriamo l’operazione. Andiamo di là … alla mia scrivania!
Lo interruppe spiccio il dottore, lanciando un’occhiata d’intesa al collega con cui stava intrattenendosi.
Ma il signor Maestripieri quando si lanciava … difficilmente si riusciva a farlo smettere. Così iniziò a narrare di lutti, disgrazie e di quant’altro di lugubre potesse.
Il dottor Miccicali non sapeva che fare. Si metteva le mani dietro per cornificare , si dava delle toccate nelle parti basse fingendo indifferenza. Ma l’altro era una mitragliatrice e quindi non riusciva a sostenerne il ritmo. Così si allontanò per raggiungere velocemente uno degli armadi.
Il portaiella smise di mitragliare e stupito lo guardò.
Il dottor Miccicali aveva entrambi i palmi delle mani poggiati su un armadio in metallo. Così da esortare quel funereo cliente con più tranquillità:
-Ora, signor Maestripieri, dica tutto quel che le pare.



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Racconto scritto il 05/01/2020 - 07:48
Da Ida Falconeri
Letta n.1192 volte.
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Commenti


Questo mio … non è per emulare chi si commenta da sola (magari con altre “sembianze”), quanto per avallare il detto “Non è vero, ma ci credo” … sempre attuale. Io sono convinta esistano “persone” dotate di negatività che, purtroppo per loro, ritorna sempre al mittente!
E ben rende a tal proposito il lancio della crusca in pieno vento.

Ida Falconeri 05/01/2020 - 09:55

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