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Il Re leone

Grido non mi fermo
combatto qui nel vento
la terra mia tra gli occhi
lacrime di un tempo.


Il deserto tra la bocca
soffocava la mia sete
piegata la mia schiena
da una scure e questa siepe.


Su lei io riposavo
a placar la mia fatica
mi alzavo e questa sedia
un trono su in salita.


Un cane lì vicino
la sua vista mi donava
fiero nello sguardo
come un re lui mi guardava.


Un leone dall'aspetto
un randagio
aveva dentro
si rivolse a me dicendo.


"Cane non per scelta
Leone il mio di nome
randagia la mia mente
di un can senza padrone".


"E adesso
vedo te
più che randagio
un mendicante".


"Che chiede
con vergogna
l'elemosina
a un passante.


"Ebbene è la tua scelta
cosi la differenza
chi sceglie quella siepe
come lapide o partenza".


"Mordere quell'osso
per te noi siamo cani
adesso io un re
tu il più basso tra gli umani".


"Combatti per quell'osso
ritorna tra la gente
il regalo di un sovrano
alla sua terra che non mente.


Poesia di Giuseppe Bonanno in arte Pix Promenade



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Poesia scritta il 17/09/2015 - 22:40
Da giuseppe bonanno
Letta n.1328 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


Un testo molto riflessivo. Un dialogo ai margini di una società malata ed indifferente ai primari bisogni dell'uomo. Quel cane, a volte mal trattato dai suoi stessi padroni, sembra voler dominare su chi si trova in condizioni allo stremo delle proprie forze. E' un'inversione di ruoli che però colpisce molto e fa riflettere il lettore. Complimenti sinceri!

Arcangelo Galante 19/09/2015 - 14:05

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