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Gengio

Quella mattina non girava proprio. Gengio si era alzato con un brutto presentimento e non capiva di cosa si potesse trattare. Continuava a chiedersi che giorno era. La risposta la ebbe immediatamente. In cucina, alle sue spalle: il calendario. Tre ottobre, primo giorno di lavoro. Ormai era tardi. Avrebbe potuto recarsi ugualmente sul posto e giustificarsi. Ma quel primo giorno di lavoro, Gengio, non aveva proprio voglia di lavorare. Decise di non andare. Telefonò e disse che gli davano troppo per quello che avrebbe dovuto fare e lui non intendeva essere sfruttato.
Ora si sentiva meglio. Aveva fatto una buona azione. Lui era senza lavoro, ma qualcun altro lo aveva guadagnato. Cominciò a pensare che se fossero stati tutti come lui… perse il filo del discorso.
Fece colazione e pieno d’energia si recò al parchetto vicino. Come di consueto calpestò due cacche di cane, rischiò di essere investito da una madre con carrozzina e tre gatti neri gli attraversarono la strada. Tutto ciò non abbassò il livello del suo umore. Raccattò una margherita e cominciò a staccarne delicatamente i petali. Mentre eseguiva la sfibrante operazione, fu distratto dalla presenza di una tenda tipo campeggio. Ma non era un campeggiatore quello che vide entrare: si trattava di Achille; si, quello del tallone. Proprio lui. Più che domandarsi cosa ci facesse in quel posto il greco, rimase in attesa di vedere chi fosse arrivato di lì a poco. Non aspettò molto. A passo prudente, vide avvicinarsi Priamo che, silenziosamente, si intrufolò nella tenda. Ora gli tornava tutto. Lo aveva letto. Verificata la veridicità delle scritture, riprese lo spoglio del fiorellino. Aveva appena ricominciato quando, improvvisamente, si sentì toccare la schiena. Si girò e vide Napoleone. Pensò che non era esattamente il suo posto quello: di Napoleone ovviamente. Cercò di comunicarglielo, ma il corso lo interruppe rimproverandolo del fatto che necessitava avvertire Achille della presenza di Priamo. Gengio, impaziente di terminare quello che aveva iniziato, disse al generale nonché imperatore e re, di calmarsi che tanto non sarebbe successo niente di rilevante. Terminò consigliando il famoso esiliato di dormire di più: non aveva per niente una buona cera. Nap ascoltò il consiglio e pensieroso sparì in pochi secondi. Anche Priamo ed Achille, dopo essere usciti dalla tenda, si incamminarono nella direzione di Bonaparte. Gengio non si capacitava del fatto che tutti e tre fossero andati nella stessa direzione. Poi capì, era scritto su di una targa appesa al muro di una casa: viale del tramonto. Li segui’.



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Racconto scritto il 28/09/2016 - 12:02
Da gabriele marcon
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