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IO E IL PARKINSON

Sono pronto per uscire
ma non so più dove andare
perché da solo non posso
camminare
a causa del Parkinson
perché è lui a comandare
a decidere quello
che devo o non devo fare.
È sempre li in agguato
pronto a  intervenire.
Se vede che cammino
mi blocca repentino
se scopre che io dormo
mi sveglia con i crampi
se vede che son dritto
mi toglie l'equilibrio
mi lascia senza fiato
colpito nella forza
che mi ha abbandonato.
Io cerco di reagire
a cotanto ardire
ma spesso son costretto
a rifugiarmi nel letto
sconfitto dal mostro
che mi tiene sotto.
a.ricciardi


 




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Opera scritta il 06/01/2017 - 09:28
Da antonio ricciardi
Letta n.1348 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


Molto emotiva questa poesia che ci ha introdotto nell'incubo di questa malattia infida, anche perché, chi viene colpito, rimane lucido.Speriamo che la ricerca trovi qualche rimedio.Ti abbraccio con tutto il cuore, Antonio.

Teresa Peluso 06/01/2017 - 20:08

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terribile, Antonio
ma il cuore e la mente volano
il male non può fermarli
sinceramente, dal profondo del mio cuore, Auguri

laisa azzurra 06/01/2017 - 17:38

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molto toccante doloroso per chi lo a e chi è accanto soffre di tale situazione auguri 5*

GIANCARLO LUPO POETA DELL'AMO 06/01/2017 - 16:54

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Un male che ti imprigiona tra quattro muri, tra lacrime e tormenti.
Versi mirabilmente seguitati.
*****

Rocco Michele LETTINI 06/01/2017 - 15:49

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Troppo doloroso per me a
anche solo commentato. Ricordo mio padre: una quercia, una roccia e poi ...il Parkinson. Continuò con forza a lavorare in campagna, la sua, lottò tanto. Un esempio grande per me. E tu sei riuscito egregiamente a mettere in poesia tutto ciò che tale malattia porta. L'ho letta con le lacrime.

Giulia Bellucci 06/01/2017 - 11:27

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Con grande coraggio l'Autore ci introduce nel mondo di chi convive col dolore della malattia, e lo fa con dovizia di particolari unitamente ad una forma poetica che sa suscitare tanta emozione. Bravo.

Francesco Scolaro 06/01/2017 - 11:18

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Molto toccante,condivido il pensiero di Martina di non essere più padrone del proprio corpo ,ma rendersene conto con la mente e sentirsi un peso per gli altri,anche se per la famiglia non lo sarà mai,ma per chi sta male é cosi che si sente.

Di grande impatto emotivo...Grazie Antonio per averci fatto riflettere...


M.Adelaide Ruggeri 06/01/2017 - 10:29

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Prigionieri del proprio corpo. Impotenti di reagire una malattia che devasta il corpo con la mente lucida.
Io personalmente ho avuto il mio papà con Alzheimer e so quando un uomo perde la sua dignità.
Spero si possa trovare cura contro queste malattie come tante altre che devastano il proprio io.
Buona giornata Antonio

Martina D. 06/01/2017 - 10:23

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