RACCONTI |
In questa sezione potete consultare tutte le poesie pubblicate per argomento. In ogni caso se preferite è possibile visualizzare la lista delle poesie anche secondo scelte diverse, come per ordine di mese, per argomento , per autore o per gradimento. |
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Lista Racconti |
LA CASA DEGLI SPECCHI << Lei non ci crede, ma vedrà vedrà! Ah, se se vedrà!>> urlò il vecchio alla sua schiena, ma lui era già lontano. Certo che non ci credeva, lui credeva solo a quello che vedeva, certe stupide credenze le lasciava alle donnette di paese! Aveva scelto quella casa perché era isolata e grande e poi perché gli piacevano le case antiche, le superstizioni le lasciava volentieri agli altri. Salì in macchina e partì, era ora di andare a vedere la sua nuova casa.
Effettivamente era isolata e questo giocava a suo favore, non aveva voglia di vedere nessuno, aveva scelto quel luogo non certo per fare vita sociale, ma proprio per poter raccogliere i cocci della sua vita. L'edifizio era in mattoni e una veranda gli correva tutt'intorno. C'era anche un portico. Sì, gli piaceva. Era ciò che cercava, prese le valige e le portò dentro, anche l'interno era bello, i mobili erano quelli originali. Andò in cucina e si versò un po' d'acqua era l'ora di prendere le sue pillole. Ma come era success... (continua) ![]() ![]() ![]()
La casa di Elisabeth Capitolo I Monroe
Un velo notturno appariva all'orizzonte delineando indefinite ombre che scolpivano i tetti «Aria fresca della sera che l'anima inviti a rimaner chiusa in se stessa, ![]() ![]() ![]()
La casa di Elisabeth ultimi capitoli Cap. X Si torna a casa
Elisabeth, immersa nei ricordi, non aveva visto i primi cenni del crepuscolo e quella aria scura di colpo l’aveva riportata nell’incertezza più totale. La sera mostrava le sue prime ombre e la confusione aumentava nella testa. «Mi dicesti, padre di cercare il mare ma di non seguirlo, perché? Percorse la strada che separava la cittadina dal porto senza badare o pensare a nulla, il desiderio era solo quello di rientrare in casa, magari quel sogno angosciante sarebbe terminato. «Ma questa è la mia casa? O mio Dio perché?» Non sembrava... (continua) ![]() ![]() ![]()
La casa disabitata Quella che ormai era ridotta ad un rudere a metà degli anni ’30 era ancora una casa bellissima costruita proprio dove iniziava il bosco e sovrastata da un’alta rupe di arenaria, tappezzata da cespugli di ginestre che a stento riuscivano a nascondere la prua del vascello di suo padre, arenatosi lì quasi un secolo prima. Quella casa non aveva più abitanti al suo interno, non apparteneva più a nessuno perché era di Sabitata.
La donna morì quando aveva 43 anni, anche se alcuni di essi, quando usciva, li lasciava sempre in casa perché non ce la faceva a infilarli tutti nello zaino. Fu proprio quello zaino, un giorno di primavera durante una spensierata passeggiata nel bosco, a causare l’incidente facendole perdere l’equilibrio e precipitare in fondo ad una scarpata. Il suo corpo ormai senza vita fu estratto da quell’agglomerato di suole, tacchi e tomaie solo alcuni giorni più tardi. Il ciabattino del paese, il primo a trovarla, non riuscì mai spiegarsi come avesse potuto finire laggiù, s... (continua) ![]() ![]() ![]()
La Compieta Leonetto Sarcini e la sua famiglia si chiudevano in casa alle sei del pomeriggio, dopo il ritorno del genero dal lavoro.
Mezzora dopo si mettevano a tavola per la cena, consistente in caffellatte e fette Wamar da inzupparci, poi poco altro che non fosse la TV dei primi anni ottanta. Marito, moglie, figlia e genero; l’ora della chiusura dell’appartamento era la “Compieta”. Dopo le sette del pomeriggio, suonare alla porta, comportava una procedura di apertura di mandate, chiavistelli e spranghe che inibivano chiunque pensasse di osare farlo. Capitò che una sera di pasqua la terra tremasse. Una bella scossa forte subito dopo l’ora di cena. Per gli altri, perché per la famiglia Sarcini era notte inoltrata. ![]() ![]() ![]()
Opera non ancora approvata!
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La fattucchiera Ho fatto una fattura ad una fattucchiera di nome Fatma e anche un pò fatta, che faceva la factotum in una fattoria di Frascati tra foglie di felce, fragoline, frutta fresca e farro.
Fatto sta che, fatalmente, in un campo di frumento, si ferì con un forcone e la ferita si infettò procurandole una forte febbre che passò fortunatamente in tutta fretta grazie ad un farmaco favoloso di un amico fabbro, uomo di forte fibra ed un fisico da film ! Felice come un frate francescano dopo una festa coi suoi fratelli, per sdebitarsi, invitò il fabbro in un fast-food di cucina fusion dove si abbuffarono di fusilli alla forestiera, filetto di furetto con fichi fioroni e fiordalisi, formaggio di fossa con frustoli di frumentone , friselle ai funghi fritti, frittata ai friggitelli e del buon fernet finale ! Saziata la fame, si ritirò nel foyer di un teatrino abbandonato col focoso fabbro che, preso da frenetico furore, le fece la festa tra fiamme e faville fin quasi alla fine di febbraio... che for... (continua) ![]() ![]() ![]()
La fine di tutto Non riuscivo a darmi pace, avevo bisogno di prendere un po’ d’aria, aveva appena smesso di piovere, l’afa che aveva imperversato per tutta la giornata, era stata spazzata via dalla forte pioggia ed ora l’aria era leggermente frizzante, ma piacevole.
Scendo a fare due passi, le luci della sera erano già tutte accese, per strada non molte auto, non era ancora l’ora di punta per il rientro. Arrivo ad un incrocio ed invece di attraversare la strada, mi metto a guardare in lontananza e rimango così, ad osservare la strada che curva e le auto che scompaiono alla mia vista ed altre che improvvisamente mi accecano con i loro fari. Le luci arancioni dell’illuminazione pubblica, quelle rosse dei fanalini delle auto che scomparivano dietro la curva e quelle bianche delle macchine che mi venivano davanti…ero immerso in questi colori, contrastati dal buio dell’asfalto e dal cielo poco stellato. Mentre ero preso dal nulla, iniziai a giocare con me stesso, provando ad indovinare dal fascio di lu... (continua) ![]() ![]() ![]()
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