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Nessun luogo è migliore di questo. Ogni luogo è migliore di questo.

19 ottobre
Fingo indifferenza eppure il mio cuore batte all’impazzata.
Finalmente il mio sogno sta per avverarsi. Me ne vado.
Per pochi mesi, al massimo un anno, ma me ne vado. Un biglietto di sola andata, almeno per un po’, diretto verso una grande città, dove non ci si annoia mai, dove la vita scorre frizzante, dove ogni porta si apre su mille opportunità. Dove finalmente essere me stessa.
Dico finalmente basta alle stesse strade, alle stesse persone, alla noia di una vita che trascorre lenta e sempre uguale a se stessa, immobile come le montagne che la circondano.


Troverò una casa, piccola si sa, ma tutta mia, un lavoro, comincerò dal basso ma va bene, tanti amici e, finalmente, una vita vera, degna di essere vissuta. Finalmente sarò fiera di me stessa.


19 dicembre
...due mesi dopo…
Beh, non tutto è andato proprio come me l’ero immaginato. Non sto vivendo esattamente una fiaba.
Ho trovato, sì, dove dormire: una stanza piccola e vetusta in un appartamento con altri sette fra ragazzi e ragazze. Più che di un appartamento si tratta di un lungo corridoio dove si affacciamo le otto camere. Ogni camera ha una piccola finestra a sua volta affacciata sulla tromba dell’ascensore o se si è fortunati su un cortile interno a pochi metri da un altro edificio.
Ho dovuto pulire per una settimana per raggiungere un livello minimamente accettabile di decoro.
Gli altri ragazzi mi sembrano tutti più a loro agio, non sembrano preoccupati del disordine, della sporcizia. Io, è vero, sono un po’ fissata, ma mi piacciono l’ordine, l’armonia, condizioni per me indispensabili per poter pensare e scrivere.
Forse non l’ho detto. Sono una scrittrice, o almeno vorrei esserlo, e sono venuta qui per trovare ispirazione.
Al momento ho trovato un lavoro come cameriera in un fast food. Turni massacranti e la sensazione di essere solo un ingranaggio non mi permettono di scrivere molto. Ma le cose cambieranno, ne sono certa e, comunque, avrò senz’altro raccolto del materiale su cui scrivere.



20 dicembre.
L’avvicinarsi delle festività è sconvolgente, ai limiti del disgusto nel suo tripudio di luci e opulenza.
I ritmi di lavoro sono sempre più incalzanti. La gente è sempre più maleducata e questo proprio quando si riempie le borse e le parole di simboli natalizi. Non appena arrivo a casa, se così posso chiamare la mia stanza, crollo sul letto.
Comincio a rimpiangere il ritmo lento del mio paese, la cortesia delle persone, la semplicità dei rapporti con le persone.


15 gennaio
Finalmente, grazie a una festa di capodanno improvvisata, sono riuscita a conoscere un po’ meglio i miei compagni di appartamento.
Sono tutti simpatici, ognuno con la sua storia di speranze e delusioni.
Adesso passiamo spesso le serate a cenare insieme e divertirci. Qualche volta usciamo a vedere una mostra o un film. C’è sempre l’imbarazzo della scelta ed a volte mettersi d’accordo non è cosi semplice.


21 marzo
Con l’arrivo della primavera io e i miei compagni ci concediamo appena possibile delle gite “fuori porta”, in mezzo alla natura.
Ogni volta, però, è, in fondo, per me una delusione. La natura addomesticata ad uso dei turisti non fa per me, abituata ad affacciarmi ogni mattina su una corona di montagne, a passeggiare in mezzo ai boschi dove ogni angolo è una scoperta di suoni, odori e bellezza.
In quei momenti mi pervade la nostalgia di ciò che sento autentico e verace.


30 aprile
I turisti con le loro macchine fotografiche stanno appropriandosi della città. E la città si prostituisce, svendendo la propria storia e bellezza in qualche souvenir made in Cina.
Dov’è finita l’anima di questa città? L’arte, l’architettura e la storia possono essere calpestate in questo modo da una cultura che appiattisce tutto?


1 maggio
Decido di tornare a casa. Il mio contratto di lavoro è scaduto e senza non potrei mai permettermi di pagare l’affitto. Non ho voglia di mettermi a cercare dell’altro. E’ ora di ritornare, anche se mi dispiace. Mi sembra, in un certo senso, di aver fallito. Ho scritto molto poco e le giornate sono scivolate via come sabbia in una clessidra.


15 maggio
Finalmente il treno comincia a correre fra le mie montagne. Ne sento il profumo e la profondità. Le osservo e mi metto in ascolto come dei vecchi saggi.


15 giugno
La vita è ritornata alla sua normalità. Ho ripreso a studiare e scrivere.
Ogni tanto quando ripercorro la piazza del paese provo un senso di angoscia e di oppressione.
Ripenso alla dimensione della città, alla sua indeterminatezza e ricchezza, e provo un senso di nostalgia ripensando alle persone incontrate e alle esperienza vissute.


Chissà, forse nessun luogo è migliore di questo o forse ogni altro luogo è migliore.




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Racconto scritto il 30/08/2016 - 20:16
Da Cristina T
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