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La musica è finita

Anche se non tutti erano arrivati al ballo in orario, l’orchestra in fondo alla sala aveva già dato inizio alle danze. Un’intera sezione di fiati e archi era posta su una piccola piattaforma rettangolare fatta di vecchie assi di legno e se non ci fosse stata la musica si sarebbero sentiti tutti i lamenti del legno appesantito. Solo il direttore d’orchestra era in piedi sul pavimento della sala. Da quella posizione muoveva agilmente la bacchetta bianca in un vortice di onde musicali che fluttuavano nell’aria. La musica quella sera era bella e giungeva fino all’ultima casa del quartiere, quella in fondo alla strada. Non c’era un vero e proprio codice d’abbigliamento, quindi al tavolo delle bevande si poteva incontrare la regina d’Austria, con il suo vestito bianco rosato e il suo diadema scintillante, o il ragazzo di campagna con camicia e berretto. I ragazzi come lui erano al ballo per convenienza e presto in gruppetto si sarebbero isolati nei pressi della porta del bagno delle ragazze. Quella sera si potevano ben notare tutte le categorie di studenti tipiche di qualsiasi scuola. Non mancava la regina della serata con il suo cavaliere brufoloso e poco pompato. Gli occhialuti con camicia, pessime aspettative ma ottime speranze, i poeti, i cafoni e naturalmente la regina d’Austria.
Il preside acclamato a suoni di trombe fatte con le mani, fece il suo intervento dopo esser salito sulla piattaforma di legno. Il discorso fu un augurio di buona estate e di buona vita a chi se ne stava per andare all’università. La musica che aveva ripreso dopo l’intervento presto si era interrotta lasciando nuovamente la sala in silenzio.
Un ragazzo sulla ventina, troppo grande per essere ancora là, aveva chiesto di fare un annuncio importante. Si era avvicinato al microfono. Sotto la luce calda del riflettore giallo si potevano notare i capelli neri, la fronte imperlata di sudore e un ghigno sulla bocca. Parlò con voce ferma.
“Buonasera a tutti, spero che la festa sia di vostro gradimento. Vi state divertendo? State ballando? Potete farlo per tutta la notte. Ballate a ritmo di musica! Muovetevi!”. Il ragazzo non finì neanche di parlare che l’orchestra iniziò a suonare con un ritmo incalzante e con un volume che faceva tremare il pavimento. Tutti iniziarono a ballare, i piedi si muovevano da soli, le ragazze si toglievano i tacchi e ballavano a piedi scalzi, i ragazzi sudavano strozzati dai colletti troppo aderenti.
Il ritmo era troppo invitante, un musica così felice, così movimentata e folle, una musica tribale che non era composta né da archi né da fiati. Che musica era? Faceva ballare il cuore.
Il primo cuore che ballò troppo fu quello di un trombettista che con la faccia viola paonazza cadde a terra tutto sudato con ancora la tromba sulle labbra. I suoi compagni lo avevano visto e si erano guardati preoccupati, volevano soccorrerlo, chiamare qualcuno, ma si erano guardati negli occhi senza potersi staccare dai proprio strumenti. Tramite gli sguardi si era tramandato il panico. Anche alcuni ragazzi avevano visto la scena ma sebbene volessero correre in aiuto non erano riusciti a far altro che continuare a ballare in preda alla musica assordante, quasi ipnotica. Alcuni si erano messi a piangere, non ne potevano più, ormai stavano ballando intensamente da molto tempo e i muscoli iniziavano a cedere. Altri ragazzi erano a terra indolenziti, alcuni svenuti, alcuni morti. Altri cinque trombettisti erano caduti con le guance gonfie davanti ai loro compagni. Gridavano per chiamare aiuto ma le porte della sala erano state chiuse dall’esterno. In ogni caso la musica era talmente forte che nessuno li avrebbe sentiti. La sala si stava riempendo di grida e di pianti. Pian piano il gioco stava diventando chiaro e questa consapevolezza portò molti a compiere azioni disperate.
La mattina seguente dopo che la polizia aveva ricevuto molte telefonate dai genitori preoccupati, una piccola squadra di agenti aveva fatto irruzione nella sala da ballo. Il bilancio era stato sconvolgente. All’apertura delle porte si era presentata un’infinità di corpi senza vita. Gruppi di ragazzi distesi vicino ai tavoli o vicino al palco. Nei bagni o sulle scale. Trombe, violini e spartiti a terra. La musica era finita.



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Racconto scritto il 26/11/2017 - 19:55
Da Federico Torelli
Letta n.1250 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Racconto scorrevole e un po' surreale, non si capisce bene perché si verifichino tanti decessi. Giulio Soro

Giulio Soro 27/11/2017 - 18:26

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racconto che si fa leggere molto bene piaciuto

GIANCARLO POETA DELL'AMORE 27/11/2017 - 16:53

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