Il barattolone di vetro
«È sigillato con la magia, solo io posso aprirlo e prendere la Polvere di Fata necessaria» ci disse la nonna, indicando un contenitore di vetro con chiusura a gancio, contenente una polverina fine di colore bianco. Io, mia sorella, e i nostri due cuginetti, spesso restavamo a fissarlo su una mensola della cucina e di cui temevamo un sacrilegio, qualora l'avessimo toccato.
Notammo che la nonna utilizzava la fantomatica sostanza per svariati motivi. Ad esempio, ne scioglieva una piccola quantità dentro una casseruola piena di ceci lasciati in ammollo, sostenendo con enfasi che in cottura diventava un potente ricostituente. Una trovata originale per farci mangiare, non c'è che dire!
Mi ricordo che una volta, in cortile, mentre giocavo a pallone, mi sbucciai il ginocchio. Iniziai a piagnucolare, finché sopraggiunse la nonna. Sorridendomi con dolcezza, mi disinfettò la ferita con dell'acqua ossigenata e la ricoprì con tre o quattro pizzichi di Polvere di Fata, constatando con mio grande stupore che non sanguinava più.
Mesi dopo, quando la nonna morì e per sua espressa volontà venne cremata, noi nipoti eravamo eravamo talmente addolorati da tentare un'azione disperata. In pratica, dall'urna travasammo le ceneri della nonnina nel barattolone in questione, credendo che la polverina potesse riportarla in vita.
I nostri genitori ci beccarono e ce le suonarono di santa ragione. Scoprimmo poi che in realtà la "Polvere di Fata" non era altro che bicarbonato.
Notammo che la nonna utilizzava la fantomatica sostanza per svariati motivi. Ad esempio, ne scioglieva una piccola quantità dentro una casseruola piena di ceci lasciati in ammollo, sostenendo con enfasi che in cottura diventava un potente ricostituente. Una trovata originale per farci mangiare, non c'è che dire!
Mi ricordo che una volta, in cortile, mentre giocavo a pallone, mi sbucciai il ginocchio. Iniziai a piagnucolare, finché sopraggiunse la nonna. Sorridendomi con dolcezza, mi disinfettò la ferita con dell'acqua ossigenata e la ricoprì con tre o quattro pizzichi di Polvere di Fata, constatando con mio grande stupore che non sanguinava più.
Mesi dopo, quando la nonna morì e per sua espressa volontà venne cremata, noi nipoti eravamo eravamo talmente addolorati da tentare un'azione disperata. In pratica, dall'urna travasammo le ceneri della nonnina nel barattolone in questione, credendo che la polverina potesse riportarla in vita.
I nostri genitori ci beccarono e ce le suonarono di santa ragione. Scoprimmo poi che in realtà la "Polvere di Fata" non era altro che bicarbonato.
Nota dell'autore: il racconto ha qualche spunto autobiografico.

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Commenti
Mary, che bella cosa essere bambini! Io e te, che conserviamo l'animo del fanciullino, lo sappiamo bene che quel barattolone oltre ad essere magico, sa di buono. E scusa se ho fatto una sorta di copia e incolla del tuo commento, praticamente non ho una risposta migliore che tenga testa e testo alle tue righe.
Ti ringrazio di cuore!
Ti ringrazio di cuore!


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Anche se era bicarbonato era polvere magica di fatina insieme al cuore buono e dolce della nonna
dolce e intenso un abbraccio








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Tra l'altro mi è rimasta ancora la nonna paterna che con i suoi novant'anni resiste alla grande.
Anche lei cucinava i ceci e immetteva del bicarbonato a go go ma senza "fantasiare" come la bisnonna. :D
Il finale del componimento capita "a fagiolo", (giusto per rimanere in tema con i legumi) infatti a parte l'inserire il lato fiction ho voluto sganciare al lettore due emozioni diverse ovvero un po' di tristezza e un po' spiritosità. Già il titolo in se' ha quel non so che di umoristico.

Anche lei cucinava i ceci e immetteva del bicarbonato a go go ma senza "fantasiare" come la bisnonna. :D
Il finale del componimento capita "a fagiolo", (giusto per rimanere in tema con i legumi) infatti a parte l'inserire il lato fiction ho voluto sganciare al lettore due emozioni diverse ovvero un po' di tristezza e un po' spiritosità. Già il titolo in se' ha quel non so che di umoristico.




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Graziella e Santa, vi ringrazio di cuore per i commenti. È giusto dire cosa c'è di vero del racconto.
Di autobiografico c'è che quando ero piccolo la mia bisnonna materna per far mangiare me e mia sorella, sosteneva che il bicarbonato aveva delle proprietà stupefacenti. Ehi, sempre intenso nel senso buono, ahahhahaa!!!
Per cui la storia del barattolo è vera.
Da precisare che nonne o nonni cremati o ridotti in "polvere", non ce ne sono mai stati.
Di autobiografico c'è che quando ero piccolo la mia bisnonna materna per far mangiare me e mia sorella, sosteneva che il bicarbonato aveva delle proprietà stupefacenti. Ehi, sempre intenso nel senso buono, ahahhahaa!!!
Per cui la storia del barattolo è vera.
Da precisare che nonne o nonni cremati o ridotti in "polvere", non ce ne sono mai stati.


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Da grandi le monellerie dell'infanzia assumono una valenza straordinariamente incantevole e magiche! È delizioso raccogliere il tutto nell'amore incondizionato delle nonne, sapevano risolvere i problemi quotidiani con la semplicità della fantasia,regalandoci bellissimi ricordi, frutto prodigioso dei tuoi racconti! Complimenti.







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Molto intenso con sorpresa finale..beh i nonni e le mamme ne inventavano delle belle,ma che ora sono simpatici ricordi.


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