Su un colle di periferia
con gli occhi volti un po' all'insù,
guardo le stelle e ho in fronte il mare,
e questo mio pensiero va.
Dov'è l'essenza di ciò che ho visto,
dov'è finita la magia?
Cos'è che opprime la libertà,
quest'espressione di felicità?
Non chiedo tempo, non voglio dar colpe,
vorrei soltanto la serenità;
tra le strade della mia città
infangate da politica e da odio,
da contesa e presunzione,
un po' d'amore, no,
non fa mai male.
E quando nel cuore cade il dolore
cerco di cacciarlo il più che si può,
e allora che entrasse il sole
di nuovo, come tempo fa,
in questa mia vita ballerina,
sognatrice un po' a metà!
La bufera che non resta,
la tempesta che sconvolge
ogni battito del cuore
e che attende di tornare
nella mia normalità:
passa il vento, passa in fretta,
via le nuvole e il maltempo!
Voglio luce a illuminare
questo mio peregrinare
verso quella meta che
è lontana, sì, ma c'è.
A me stesso griderò
quella voglia mia che ho
di vivere con chi
mi ha stregato tempo fa,
senza mille e più pensieri,
senza pensare più a ieri,
tra ricordi che fan bene
ma che avversano il presente,
tutto ciò da costruire
che è nascosto dentro noi;
è una barca in mezzo al mare,
spesso giunge alla deriva,
ma prima o poi si riprenderà
tra sorrisi riscoperti,
tra attenzioni e dedizioni
di quel che la vita ci dona
nel bello e nell'avverso,
tra gli agguati del quartiere
o le feste di paese.
E' a me stesso che prometto
e di qui ti scrivo, adesso,
che prima o poi ritroveremo noi
così com'eravamo,
magari di fronte al mare
o in un concerto, a cantarci addosso,
nell'alba nascente, tra i portici di Bologna
o il porto di Salerno,
in una stazione dove passano i treni
e nascosta dal mondo,
che ci ha visti sereni,
o sul portico ad Attrizzi
su una Eboli antica
o su quella panchina
di un'estate sì intensa.
con gli occhi volti un po' all'insù,
guardo le stelle e ho in fronte il mare,
e questo mio pensiero va.
Dov'è l'essenza di ciò che ho visto,
dov'è finita la magia?
Cos'è che opprime la libertà,
quest'espressione di felicità?
Non chiedo tempo, non voglio dar colpe,
vorrei soltanto la serenità;
tra le strade della mia città
infangate da politica e da odio,
da contesa e presunzione,
un po' d'amore, no,
non fa mai male.
E quando nel cuore cade il dolore
cerco di cacciarlo il più che si può,
e allora che entrasse il sole
di nuovo, come tempo fa,
in questa mia vita ballerina,
sognatrice un po' a metà!
La bufera che non resta,
la tempesta che sconvolge
ogni battito del cuore
e che attende di tornare
nella mia normalità:
passa il vento, passa in fretta,
via le nuvole e il maltempo!
Voglio luce a illuminare
questo mio peregrinare
verso quella meta che
è lontana, sì, ma c'è.
A me stesso griderò
quella voglia mia che ho
di vivere con chi
mi ha stregato tempo fa,
senza mille e più pensieri,
senza pensare più a ieri,
tra ricordi che fan bene
ma che avversano il presente,
tutto ciò da costruire
che è nascosto dentro noi;
è una barca in mezzo al mare,
spesso giunge alla deriva,
ma prima o poi si riprenderà
tra sorrisi riscoperti,
tra attenzioni e dedizioni
di quel che la vita ci dona
nel bello e nell'avverso,
tra gli agguati del quartiere
o le feste di paese.
E' a me stesso che prometto
e di qui ti scrivo, adesso,
che prima o poi ritroveremo noi
così com'eravamo,
magari di fronte al mare
o in un concerto, a cantarci addosso,
nell'alba nascente, tra i portici di Bologna
o il porto di Salerno,
in una stazione dove passano i treni
e nascosta dal mondo,
che ci ha visti sereni,
o sul portico ad Attrizzi
su una Eboli antica
o su quella panchina
di un'estate sì intensa.

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