Come sono salate queste lacrime
un amaro così intenso
da rivalutare la cicoria
del me che fui bambino
tra braccia che avvolgevano l’anima.
Come è affannato questo tempo
fatto di bombe
e di giovani corpi straziati
senza tracce d’arcobaleno
né di orizzonti stellati
solo respiri martoriati
tra indignazioni di circostanza.
Come sono vuoti questi giorni
quando il tutto
diventa niente
quando gli orgasmi diventano numeri
e ogni bocca
la perifrasi di altre labbra.
Afferro la mia assenza
per non dimenticarmi di me.

Da Enrico Danna
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