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Il segno

Ti feci custode del mio segno
come s’investe un cavaliere
che non teme nulla se non la sua paura
perché tu lo conservassi intatto
nel palmo chiuso della mano:
non è facile dormire
tra il buio vacillante
col segno di qualcuno che ti scruta,
ma è missione doverosa; è commiato.


E’ l’effluvio estremo di un potere:
ti forgia e ti riscalda nella notte;
è un messaggio che non muore,
che porta il mare pieno nella veglia
di tutti gli attimi che ho perso.
Si percepisce appena il suo dolore:
solo un rantolo di lacrima rende questo
segno rumoroso
nella più calma delle sere,
e sveglia anche chi non ha dormito mai.


Questo segno sono io.
Ma è alla presenza delle mie parole che
si sveste nel più magro angolo di luce.
Si nasconde lieto nel tuo letto
come fosse un'ancora all'affanno.


Sento che il mio segno è ancora vivo.
T’ho lasciato la mia eredità,
abbine cura.



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Poesia scritta il 26/01/2020 - 13:59
Da Alessandro Pellei
Letta n.872 volte.
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