Lignum
Candide perle le gocce di rugiada.
Il lupo esce dalla tana nel buio.
Sarò bacca o trifoglio,
albero o battigia.
Cambia il giorno con la notte.
Il tempo e lo spazio s'arrotolano.
Ruvida corteccia la mia pelle.
Morbido è l'alburno
verso la sera.
Quale veleno ha lucidato la mia anima?
Quante gocce son diventate oceani?
Brucia l'arsenico
dal profumo d'aglio.
In fondo l'Amore
ha anche un'altra faccia
della medaglia.
Se provassi a cantare le nenie della notte.
Se intonassi il canto segreto delle rune.
Scrollerei il mio manto nero come l'Erebo
nel silenzio che stordisce la luna.
Ecco le mie mani come foglie.
Le braccia son rami e germogli.
Scuoto i miei piedi di già radici,
sotto le zolle umide di nebbia.
Versa l'assenzio nell'oblio
del sonno.
Dicesti che ho un cuore di legno
ed un'anima di bronzo.
Vi ho inciso le tue parole
dentro di essa.
I miei occhi non lagrimano se piango
perchè ormai deserto è il paradiso
tutt'intorno.
Poesia scritta il 10/03/2020 - 15:30Voto: | su 4 votanti |
Raffinata solennità in queste tuo eloquente poetare!

Alessia Torres
12/03/2020 - 19:50 Poi, la citazione mitologica che fai dell'oscurità mi ha portato,per un po', in compagnia delle Parche.

Leo Pardiss
12/03/2020 - 18:18 
Ernesto D’Onise
12/03/2020 - 08:54 
Maria Luisa Bandiera
11/03/2020 - 08:28
Graziella Silvestri
10/03/2020 - 17:23

mirella narducci
10/03/2020 - 16:58




