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Caran d'Ache

Fu il dono tra molti più gradito
la scatola di metallo col Cervino
colori e colori -quaranta ne contai
incredula ad uno ad uno li contai col dito-


li guardavo con ossequio e meraviglia
allineati frammenti d'arcobaleno
le mine appuntite come il monte
i numeri -segreti sui dorsali


e i loro nomi che lesta imparai
la varietà di rossi, carminio scarlatto vermiglio...
i verdi, chiaro smeraldo veronese
il blu oltremare tuttoattaccato
che mi piaceva tanto
suggeriva un mondo adulto e sconosciuto.


Non vi ho più, miei primi colori ufficiali
compagni della scuola e di cartelle
in ore piovose eppure belle
vi consumai con foga e disincanto
tra fumetti paesaggi greche
accorciandovi con disegni e temperino-


vi ricomprerò: la stessa scatola
ho veduto fra le teche
di una fornita lussuosa cartoleria
la vostra indistruttibile mina
l'onda composta di vero arcobaleno


ma potrò mai comprare quello stupore di bambina
la sorpresa l'incanto l'allegria
di quel tempo fra tutti il più sereno?





(L'immagine è un mio disegno eseguito all'età di sette anni).



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Poesia scritta il 16/01/2023 - 17:58
Da Carla Vercelli
Letta n.527 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Una poesia emozionante che racconta, mi son piaciute particolarmente gli ultimi tre versi a chiudere il meraviglioso testo dove in effetti si evince quel sacro stupore infantile dei primi colori avuti e usati.
Complimenti, chapeau!!

Maria Luisa Bandiera 17/01/2023 - 07:43

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Ah, che bella poesia. Che bei ricordi. Io conservo il mio primo pennino da calamaio di prima elementare.
Complimenti. Un saluto

Loris Marcato 16/01/2023 - 19:08

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