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Il treno 29013 delle 9:00

«Il treno 29013 delle 9:00 diretto a Salerno e proveniente da Roma è in arrivo al binario 2. Si prega di allontanarsi dalla linea gialla». Rumori e rumori, nient’altro. Guardali tutti questi come corrono a prendere il loro treno felici, frettolosi, come se esso può cambiare la vita, come se quell'oggetto sia ormai diventato la loro unica salvezza, ma esso ironicamente non aspetta; niente, la salvezza non aspetta nessuno, ma nemmeno me. Probabilmente devo correre a quel binario dato che potrei perdere quel mostro di ferro, in fondo, nemmeno mi va di andare a fare quel colloquio.
Quale posto scegliere? È bruttino questo treno, con interni in simil-pelle in blu con posti a due a due divisi da una specie di posacenere o qualcosa per depositare i rifiuti, poi è abbastanza basso e da un senso di oppressione. È arduo scegliere il posto, ed essendo un viaggio abbastanza lungo, spero sempre di trovare un vicino che non puzzi, non stramazzi e non dia fastidio in alcun modo… Eccolo lì, vicino quella signora così tanto affabile in aspetto, non ho speranze di conversazione, io sono una frana e a detta di molti, sembro anche altezzoso. Si, così vien visto chi, parla costantemente in italiano in un paese dove il dialetto regna da secoli, però a me poco importa, è chiaramente una signora normale, di campagna probabilmente e la conversazione non sarà così entusiasmante come spero. Ma farò uno sforzo va «mi scusi, questo posto è occupato? »
«No giovanotto, siediti» che voce calda e tranquilla e come afferra saldamente la sua borsetta, atteggiamento tipico di chi viaggia da solo consapevole che lì dentro vi è tutto il mondo e perdendolo il viaggio sarebbe stato vano, o almeno, non pagato. Però ha un’aria rassicurante in fondo, ma solitamente, tra sconosciuti non si parla molto, è molto difficile, le comunicazioni stanno scemando, si ha paura di giudizi o semplicemente non ci interessa di esseri che non siano noi stessi. Fammi controllare un po’ i messaggi. Sempre le solite fesserie scrivono qui sopra, su questi social e questi giornalini del web che o son di destra o di sinistra «giovino’ mi scusi… Ma ca ncopp’ voi potete vedere pure il mio figliolo? »
«Mi scusi signora? Ero distratto»
«Dico… Voi, potete vedere pure mio figlio? Qua, qua sopr! »
«Dipende se è iscritto»
«Ah, agg capito». Non ho chiesto spiegazioni riguardo alla domanda, so già che me le darà senza avergliele richieste dato che è di natura, tutte le donne del partenopeo quando incominciano a parlare dei figli, sono inarrestabili; lodevole. «Io sto andando a Napule pecché quello lavora lì, e lo voglio vedere». Mi ha commosso. Già so in fondo che non sarà abituata a certi viaggi, e sicuramente per lei starà facendo un sacrificio inimmaginabile. Beh, ad ognuno il proprio mondo e i propri sacrifici, probabilmente io non saprei cosa fare d’innanzi ad un cenone di Capodanno con trenta invitati e solo io a cucina, comunque è una qualità che qualcuno doveva avere, poi la loro cucina ha un tocco diverso, e si sente quando è frutto di una donna di altri tempi. «Si? Capisco»
«Quello è dottore! Lui lo ha sempre voluto fare… Ma noi che ne sappiamo di grandi città, siamo vecchi! E poi sempre in campagna, che vuò vedè» adesso si incomincia a far più viva l’immagine della madre di questo ragazzo che ha paura di viaggiare e nasconde nel dialogo queste fobie, e purtroppo, non ha sicuramente una eccellente istruzione con degli interessi che oscillava dalla ultima soap opera che va per televisione al periodo di coltura dei cavolfiori, ma comunque voglio parlarle, sembra una signora interessante «Il dottore? Complimenti signora, immagino quanto lei sia fiera»
«Io so contenta assai! Però quello non si fa sentire troppo, è diventato un forestiero e noi ci preoccupamm! Dopo tante telefonate, così aggio preso i soldi, e so partit per vedere che è successo»
«Si tranquillizzi. Sicuramente starà bene, è solo impegnato. I dottori lavorano ventiquattro ore su ventiquattro»
«E tu pure hai ragione! Però vuo’ vedè che non tiene nemmeno due minuti per dirci se è vivo o muort? » questa è la solita risposta che ti danno e che ti lascia visibilmente esterrefatto senza poter continuare nell'arringa. Sicuramente la signora adesso avrebbe voluto aver ragione, ma se proseguissi su la linea contraria mi risponderà con frasi tipo “ma tu che ne vuoi sapè!” e quindi meglio optare per un assenso, altrimenti perderò sempre anche perché sanno sempre tutto, ed essendo nato in Campania, so bene che posso solo perdere in una discussione simile. «Su questo ha ragione. Ma le farò vedere che sicuramente troverà del tempo per lei. Poi adesso lo rivedrà, quindi non ci saranno problemi»
«Eh si. Tu si nu brav uaglion! Però aspetta un attimo che mi squilla stu coso! » mica male, alla sua età con un cellulare. Mi fa piacere, così vive di meno quell'alienazione della campagna… Però come è alto il volume della chiamata, riesco a sentire l’interlocutore, probabilmente è un po’ sorda «Ma’, ma che stai venendo a Napule? »
«Si Giovannino mio, mammà tua sta venendo a trovarti! Non sei contento? »
«Ma che cazzo vien a fa? A casa te sta! »
«Ma io voglio sapere come stai, te voglio vrè! Io so mamma tua» cosa stavo ascoltando…la signora sta assumendo un’aria da cane bastonato e mi sento molto turbato soprattutto nel vedere quella lacrima che a stento si trattiene sulle ciglia e che tanto vuol gettarsi a capofitto sul pavimento «Tu m fai fa e figur e merd! Statte a cas’! »
«ma io nun sacc chiù tornà a cas poi! Solo per oggi p favor, poi m spieg tu! »
«Nun m n fott! » già è terminata la chiamata? E adesso che faccio? Io la vedo strana, chiedo? Guarda il telefono con gli occhi rossissimi, che pena «Signora, tutto bene? »
«Certo, è un po’ di allergia… Nu fastidio sta primaver! »
«La vedevo turb… cioè, strana»
«No, sto bene» perché dice di stare bene ma esordisce nella risposta con un “no” secco? Questa è una domanda che mi sono posto spesso, e la risposta l’ho trovata nella natura pessimistica del meridionale probabilmente dovuta alle continue sottomissioni avute e quella sapienza, anche se celata, che in fondo siamo tutti destinati alla morte; ma eccola che vuole dire qualcosa «Era o’ figlio mio! S’è emozionat, e non ver l’ora di vedermi! Quanto è nu tesor! Però si arrabbia nu poco perché dice che siamo ignoranti e non sappiamo manco prendere un treno! Ma io che aggia fa? So cresciut in campagna, però so riuscito a farlo diventare qualcuno e so felice accussì, ignorante, ma con il figlio dottore!» ma sta mentendo… perché? Non vuole parlare male del figlio. Nonostante io sia uno sconosciuto, e quindi non potrei in nessun modo rendere virale questo pettegolezzo, lei si ostina a non dirmi cosa sta succedendo per davvero e non cercare in nessun modo il conforto e sicuramente penserà che questa è una questione di famiglia, ma poi si ridurrà ad una questione solo con il figlio, proverà a parlarne con il marito che sicuramente non starà ad ascoltarla, che in fondo pensa solo a portare il cibo a casa e dopo può essere libero da problemi, e quindi la questione resterà a deprimere per sempre la povera signora, che ormai mi è diventata cara, e il figlio probabilmente continuerà a non accettare. «Uh! Eccolo qua si è fermato a Napule, debbo scendere! È stato un piacere assai, si nu brav uaglion »
«Mi scusi, se deve ritornare, basta fare un biglietto lì al tabacchino, sicuramente il dipendente la saprà aiutare»
«Ti ringrazio ma non mi serve. Quello è un po’ così, ma poi si acquieta» credo che abbia capito che stessi ascoltando, ma aveva una faccia così piena di pentimento, quasi che si vergognasse di non essere capace di prendere quel treno e di aver vissuto sempre quella vita di campagna. Scendo con lei alla fermata di Napoli e in pochi secondi si è dileguata in quella massa informe di persone frettolose atte a vivere la propria vita. Ogni persona in questo luogo ha la propria storia che li ha forgiati e resi tali, un singolo individuo personale e diverso da tutti. Il giudizio magari non è sempre giusto, poiché spesso ponendone uno si finisce sempre per non valutare bene la persona che si ha davanti dato che la si sta analizzando secondo la nostra storia e non da ciò che si trova dietro a quella personalità, così non viviamo a pieno quell'individuo in questo modo; sono sempre punti di vista.



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Racconto scritto il 28/07/2015 - 16:20
Da Salvatore Mauro
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