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IL RITORNO DI SERGEJ

Chiuse gli occhi, la solitudine poteva respirarla, percepirla tanto l'avvertiva reale e presente. Questo pensiero la lasciava esterrefatta e svuotata di ogni altro pensiero di ogni altro sentire, perché era quella solitudine l'unico pensiero che la sua mente riuscisse a formulare. E poi vi era quella sensazione di vuoto che non riusciva a colmare, accompagnata dalla rabbia per quella guerra che non capiva e faticava ad accettare. Quella guerra che era alla base di tutte le sue preoccupazioni. Sergej era lontano e il suo povero cuore ne soffriva. Guardava fuori dalla finestra della sua camera, ma i prati innevati non le erano di nessun conforto, anzi acuivano solo la sua tristezza, porgendole il ricordo dei tormenti ammirati col suo innamorato. Odiava la guerra e odiava il piccolo generale corso che l'aveva causata. Senza di egli e della sua smisurata sete di potere ella non avrebbe mai sperimentato quella gelida paura che le attanagliava l'animo facendole temere che il suo amore non sarebbe mai tornato da lei. Nulla riusciva a placare la sua angoscia, né la bellezza selvaggia e indomita dei paesaggi russi che tanto amava né i frivoli tentativi di amici e parenti di distrarla e consolarla. I suoi pensieri erano tutti rivolti a Sergej e alla sua lontananza, chissà se si ricordava di lei? Stava bene o uno di quegli odiosi francesi l'aveva ferito? Quali erano i suoi pensieri? Sarebbe tornato da lei? Erano tutte domande destinate a non avere risposta, tanto più che nessuno le diceva niente, sopratutto della guerra, ma lei aveva il diritto di sapere, ed invece la guerra poteva anche essersi già conclusa, ma lei lo ignorava. Era stanca, ma non riusciva a dormire, una strana inquietudine le si agitava nel petto. Ah, l'amore! Quando Sergej le era accanto le era apparso un sentimento sublime e dolce, da togliere il fiato, ora scopriva quanto potesse essere penoso.
Il cielo della notte cambiava colore e ad ogni ora si schiariva, mentre le stelle ad una ad una andavano spegnendosi, ma lei se ne accorgeva appena, così assorta nei suoi pensieri, che le rendevano impossibile concentrarsi su qualcosa di diverso.
La neve aveva ricominciato a cadere leggera, e il giorno stava nuovamente aprendosi al mondo. Lei era ancora profondamente persa nei suoi pensieri. Poi come se quei pensieri lo avessero evocato, lo vide. Vide una figura a cavallo che si stagliava contro la luce chiara dell'alba. Il suo cuore fece una capriola, mentre si staccava dalla finestra e gli andava incontro. Lo sapeva, lo sentiva, che quella figura che si avvicinava era lui, doveva essere lui, altrimenti la gioia che le si irradiava dentro, mentre gli correva incontro, non aveva senso.
Lo raggiunse mentre stava smontando. L'abbraccio che li avvolse fugò ogni dubbio.


Il racconto è frutto della fantasia dell'autrice, per cui ogni riferimento a fatti o cose reali è puramente casuale.




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Racconto scritto il 04/02/2016 - 12:15
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.1006 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Confermo quanto scritto dall'amico Luciano ed aggiungo che è stato descritto magistralmente il sentimento di attesa del personaggio femminile,la qual cosa non mi meraviglia pensando quanto tu sia sensibile
complimenti
5*
Nadia

Nadia Sonzini 06/02/2016 - 16:06

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Scritto bene, riverbera letture di classici russi, Tolstoj. Complimenti e saluti

Luciano Bellesso 06/02/2016 - 13:21

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Bello...delicato racconto d'amore con finale lieto, come piace a me nei film...piaciuto. Brava...uè, un saluto a te!...*****

Gennarino Ammore 04/02/2016 - 17:30

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