Dopo la tempesta
S’oscurava il cielo alla tempesta
di nere nubi cariche di pioggia
tra l’echeggiar di forti tuoni
e di lampeggianti lampi.
L’impetuoso vento
sconvolgeva del mare l’onde,
soffiava e ululava lungo coste
tra pendii di scoscese rocce.
Agitato sempre più quel mare,
mirava a chetarsi all'imbrunire
mentre scomparse le funeste nubi
lasciavano occhieggiar tremule stelle.
Cedeva il passo or la notte al giorno
fino a trovare calmo il mare
volto ad un sussurrare lieve stava,
al chiaro di una luna piena.
Chetano anche i rumori
a quel riverbero di bianca luna
che si specchia sull'azzurro mare
e come scia si anima sulle acque.
Quando all'orizzonte s’alza il sole,
di rosa si tinge il beato cielo
tra magici colori ameni
facendo battere forte il cuore.

Voto: | su 4 votanti |
Praticamente "Tempesti" il lettore con un intenso verseggiare che tratta il temporale/variabile --- sereno/variabile, (penso sia lo stesso) come se il costrutto fosse diviso in due parti. Leviamo il "fosse", dai.
Non aggiungo altro se non che l'evocazione, la suggestione unita alla magia delle parole scelte per il brano... mi hanno fulminato.




Da brividi, davvero bella! Efficace rappresentazione!
Queste sequenze sganciano una gamma di descrizioni ed emozioni di rara bellezza tanto è vero che sono rimasto affascinato da cotanta capacità. Hai saputo gestire il costrutto. Oh, ci credo che all'io lirico gli batte forte il cuore, tra l'altro vengono espresse osservazioni e assimilazioni in modo reverenziale.
(segue)


Complimenti davvero
















Delizioso parallelo con la vita, splendida poesia


