RACCONTO

Finché non mi coglierà la morte, starò dietro al cappello sulla seggiola spaiata accanto ai vostri letti ma quando giungerà il momento non dovrete temere…
Ogni sera in ogni parte del mondo vi troverete, potrete udire la delicatezza di poche, morbide parole. Tornerò la notte triste e felice, racchiuso nei sogni, tutti quelli che realizzerete.

Rimasto solo a pensare, sentivo piano un pizzicato al pianoforte.
Una leggera melodia, come di foglie morte sul davanzale
(papà)

Avete sentito
e sentirete cose,
alcune vere
e altre solo in parte.
Non ho amato la mamma,
in quelle giornate contrariate
di parole troppo leggere,
come avrebbe meritato
ma voi ragazzi siete i miei
figli e se non potrò esserci
e vi sentirete forse cadere,
sarò nei vostri sogni.
Dentro a ognuna
di quelle vostre sere.

(Strappi 5/5)

in calce, “La morte è la curva della strada, morire è solo non essere visto” –Fernando Pessoa

Racconto scritto il 10/03/2024 - 11:18

Da Mirko D. Mastro

Letta n.387 volte.

Stringe il cuore in questo racconto che commuove ed emoziona, dove prevale l'amore fosse anche solo ad accarezzare i sogni.
Complimenti.

Maria Luisa Bandiera 10/03/2024 - 17:26

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Direi, nonostante tutto, è una fortuna per chi resta serbare bei ricordi dei genitori. Solitudine, inquietudine, è quando anche, si ama inutilmente. Si vede cmq, quando uno muore, se lo si osserva bene, si allunga un'ombra grigia sul viso che diventa poi grigio.
È come quando una nuvola passa davanti al sole. È bellissimo questo racconto che abbraccia e stende un velo leggero intriso di nostalgia e si preoccupa di posarsi su chi rimane e potrà pensarti.
Veramente complimenti.

Anna Cenni 10/03/2024 - 11:41

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